A quasi 15 anni dagli attentati terroristici dell’11.9 il Senato americano ha approvato all’unanimità una legge che permetterebbe alle vittime degli attacchi alle Torri gemelle di denunciare e richiedere un risarcimento all’Arabia Saudita; la risoluzione non è piaciuta alla Casa bianca che ha minacciato di porre il veto.

L’Arabia Saudita è chiamata in causa perché 15 dei 19 uomini che hanno dirottato i quattro aerei utilizzati negli attentati nel 2001, erano cittadini sauditi, anche se Riyadh ha sempre negato di avere avuto alcun ruolo.

Le famiglie delle vittime non hanno mai creduto a Ryadh e hanno cercato tutti i mezzi legali possibili per ottenere un risarcimento da parte dei membri della famiglia reale e dalle banche saudite.

Fino ad ora tutti gli sforzi sono stati inutili e in gran parte bloccati a causa di una legge americana del 1976 che prevede per le nazioni straniere l’immunità da azioni legali nei tribunali americani.

Il disegno di legge approvato dal Senato, invece, servirebbe proprio a eludere questa normativa, creando un’eccezione laddove un Paese straniero risulti colpevole di attacchi terroristici che hanno colpito cittadini americani su suolo americano.

In pratica, se diventasse legge, il provvedimento darebbe il via libera a cause in cui verrebbe analizzato il ruolo del governo saudita negli attacchi del 2001.

Ora il disegno di legge deve essere sottoposto alla Camera ma la sfida più grande viene dalla Casa bianca; Obama è contrario a questo disegno di legge. Le recenti modifiche alla legislazione «non arrivano ad evitare conseguenze non intenzionali a lungo termine» ed è proprio quello che preoccupa Obama, come ha dichiarato il portavoce della Casa bianca, Josh Earnest.

Questa bufera si alza in un momento in cui l’amministrazione americana ha in mano documenti fino ad ora segreti riguardanti proprio il 9/11 e che la Casa bianca sta considerando se declassificare (e quindi rendere pubblici) o meno.

Si tratta di una parte dell’inchiesta congressuale del 2002, secondo quanto trapelato e già pubblicato dal Guardian, nella quale viene indicato come funzionari e cittadini sauditi abitanti negli Stati uniti, avrebbero avuto qualche ruolo nell’attacco terroristico.

Il disegno di legge è sostenuto, tra gli altri, dal senatore democratico di New York, Charles Schumer e dal repubblicano John Cornyn. «Gli Stati Uniti hanno bisogno di utilizzare ogni strumento a disposizione per fermare il finanziamento del terrorismo. Le vittime e le famiglie che hanno perso i propri cari in attacchi terroristici meritano la possibilità di chiedere giustizia», ha dichiarato Cornyn.

«Le vittime hanno già sofferto troppo – ha aggiunto il democratico Schumer – a loro non dovrebbe essere negata la possibilità di avere giustizia».

Per Obama la scelta sarà complicata: firmare una legge che mette a serio rischio i cittadini americani che vivono in Arabia Saudita e anche aprire la strada ad altri potenziali fronti di questo tipo, oppure tenere nascosti documenti che dovrebbero essere resi pubblici, anche se questo significherebbe agevolare la situazione appena descritta.

Anche mantenere segreti i documenti, sovradeterminando i cittadini crea un precedente pericoloso.

Di certo ancora una volta è «Obama contro tutti», contro il partito repubblicano come contro il suo stesso partito.

Gli attacchi dell’undici settembre sono ancora, e forse saranno sempre, il tasto più delicato della politica e dell’immaginario collettivo americano; qualsiasi azione non più che inequivocabilmente patriottica e tutelante viene percepita come pericolosamente aggressiva, o incurante, in ogni caso temibile.

Al momento i candidati alla prossima presidenza non sono ancora stati chiamati in causa, ma la campagna è ancora lunga e visto che sono queste le decisioni che è chiamato a prendere il presidente degli Stati uniti, i cittadini americani farebbero bene a domandarsi a chi vorranno affidare questo potere, a novembre.