Il 25 aprile del manifesto
03 aprile 2024
Foto di: Archivio — Copyright: il manifesto
Testi di: Redazione — A cura di: Matteo Bartocci
Abbiamo raccolto le prime pagine del giornale sul 25 aprile, da oggi fino agli inizi negli anni Settanta.
Il materiale sulla resistenza è inesauribile, e spesso una copertina racconta solo un piccolissimo passaggio, il primo passo di un viaggio affascinante che in verità si può dire che ha attraversato centinaia di pagine di materiali, iniziative, articoli, commenti e inserti speciali.
E però, almeno 3 copertine hanno lo stesso titolo… non dovrebbe mai accadere ma in più di cinquant’anni può capitare… aguzzate la vista e scopritele.
Buon viaggio. E buon 25 aprile.
2024
A Milano noi ci saremo. E voi?
2023
Il 25 aprile 2023, il primo con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, esplode nelle piazze di tutta Italia.
Mentre la presidente del consiglio non riesce nemmeno a pronunciare la parola: antifascismo.
2022
La festa della Liberazione è oscurata dalla “tempesta della guerra” in Ucraina e dal bombardamento russo su Odessa.
2021
2020
La liberazione ai tempi del lockdown è festeggiata molecolarmente in milioni di case italiane, in connessione via Internet. Una festa che speriamo sia unica e irripetibile.
il manifesto nell’occasione realizza un progetto multimediale speciale: Fase 25 (aprile)
2019
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella contro i revisionismi e le provocazioni neofasciste avverte: “La libertà non si baratta con l’ordine”
2018
In piena crisi di governo.
2017
2016
2015
Settant’anni di Liberazione. “Che la memoria non sia breve”, scrive lo storico Enzo Collotti in prima pagina.
2014
2013
2012
“L’Anpi di genio” resta uno dei titoli più fulminanti sulla festa della Liberazione, che “è di tutti ma gli inviti li fanno i partigiani”.
2010-2008
Primi anni zero
Il 24 aprile 2003 esce in prima pagina l’ultimo editoriale firmato da Luigi Pintor: Senza confini.
Rappresenta il suo testamento politico, la sintesi di una vita e di un’intera esperienza politica in pochissime battute.
La pace, il mondo, la sinistra. Un articolo davvero da mandare a memoria.
Luigi morirà a Roma il 17 maggio 2003.
2001-2002
1998
Una giornata particolare, nel 1945, allora e oggi.
1994-1996
Nasce la Seconda Repubblica, con la grande manifestazione
di Milano del 25 aprile 1994.
L’art director delle prime pagine del 1994
è Vincenzo Scarpellini (1965-2006)
Anni Ottanta
1979
1978
Nel pieno del sequestro Moro: “E’ il 25 aprile più difficile della storia della democrazia”.
Il cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di sequestro, sarà ritrovato a Roma in via Caetani il 9 maggio.
1977
Quarant’anni fa moriva Antonio Gramsci.
Scrive Rossana Rossanda nel suo editoriale “La rivoluzione italiana” in un numero speciale dedicato al “fondatore del Pci” (Togliatti dixit): alla sinistra “Gramsci le sarebbe servito come il pane. Che cosa di Gramsci? (…) Quello di Gramsci che in Lenin manca: la specificità del potere, e quindi della conquista del potere in una società produttivamente avanzata e politicamente articolata, sedimentata. Nella quale dunque il sistema, come rapporto di produzione, è saldamente ancorato in un dispiegarsi di forze produttive più capaci di integrazione, e come potere si coagula non solo in un palazzo d’inverno da prendere, ma in uno stato – governo che si diffonde e permea la società, tende a diventarne regola accettata; portando dunque le proprie «casematte» molto oltre il fronte immediato e apparente dello stato come apparato repressivo”.
Primi anni Settanta
Sono passati 30 anni dall’insurrezione nazionale. Non lasciamone passare 31 senza mettere al bando il Msi.
Non si tratta di restaurare le istituzioni degenerate ma di dare alla democrazia un orizzonte anticapitalista.
1972, la nostra prima festa della Liberazione
Il manifesto è diventato un quotidiano il 28 aprile 1971.
Non ha nemmeno un anno di vita, ma il giornale lotta contro il “fascista Rauti” e il “fucilatore Almirante”, e fa di tutto per tirare fuori dal carcere Pietro Valpreda, accusato ingiustamente della strage di piazza Fontana del 1969.
In quei giorni si concludeva la seconda conferenza operaia del Manifesto (con la M Maiuscola, all’epoca era anche organizzazione politica).
Il giudizio sulla lotta di liberazione, finita appena 27 anni prima, è esplicito: “La Resistenza, che nel suo nerbo era rossa e popolare e solo in questo senso ‘nazionale’, non maturò fino in fondo come rivoluzione sociale. E sopratutto non fu tradotta e proiettata, come avrebbe potuto, sui terreni nuovi che si aprivano alla lotta di classe e di massa, per una distruzione alle radici dell’apparato statale borghese, per una liquidazione dell’assetto proprietario, per nuovi organismi di potere operaio e popolare, per una nuova organizzazione della vita secondo ideali di libertà e di eguaglianza”.
Non celebrazione ma lotta…
… La resistenza fu rossa e rossa deve essere la lotta di oggi…