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Tutte le inchieste del dopo terremoto

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L'AQUILA Loschi intrecci e malaffare come sfondo della ricostruzione

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 9 gennaio 2014
Se. Gian.L'AQUILA

Senza pace, L’Aquila, a quasi cinque anni dal terremoto che il 6 aprile del 2009 provocò 309 morti, 1.600 feriti e oltre 65.000 sfollati. Oltre alla distruzione della città. L’ultima bufera giudiziaria si abbatte, anzi abbatte, il Comune, con il sindaco Massimo Cialente che vede il suo vice, funzionari, assessori ed ex assessori finire sott’inchiesta, e anche agli arresti, per reati che vanno dal millantato credito alla corruzione. Ma il post sisma è stato costellato di inchieste che vertono su loschi intrecci e malaffare: un’autentica cloaca, in cui la ricostruzione fa da sfondo. C’è quella – tra le ultime avviate dalla Procura – che vede protagonista la Chiesa, con i suoi don. Eventuali accordi tra preti e imprese sono, infatti, al centro di verifiche della magistratura che vuole appurare i nomi che si celano dietro lo scontro per accaparrarsi i lavori di rifacimento del pomposo patrimonio ecclesiastico. Sembra che un imprenditore sia arrivato a donare un’abitazione a un prelato in cambio di lavori poi finiti nel mirino della Procura.

Poi ci sono i Map (Moduli abitativi provvisori), cioè le casette realizzate, con materiali scadenti e in maniera irregolare, nelle località di Cansatessa, Vittorito e in parte anche ad Arischia e Tempera. Nove gli indagati e Rocco Ragone, maresciallo del Genio Militare che avrebbe dovuto vigilare, arrestato con le accuse di corruzione, peculato, estorsione, falso e truffa ai danni dello Stato. La Finanza ha riscontrato carenze strutturali e più di 100 famiglie che si erano stabilite in quei complessi sono state fatte sgomberare. «Potrebbero essere pericolosi per l’incolumità pubblica», ha concluso una perizia e, dunque, tutti via.

C’è il presidente della provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, indagato, insieme ad un’altra trentina di persone, tra cui tecnici e dirigenti dell’ente, per aver ratificato dei verbali di somma urgenza per i lavori di ricostruzione degli istituti scolastici di Avezzano. Le scuole interessate sarebbero il Liceo classico «Torlonia», l’Istituto professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente «Serpieri», il Liceo pedagogico «Benedetto Croce» e l’Itc «Galileo Galilei». Interventi di sistemazione provvisoria per un importo superiore ai 4 milioni di euro. Per questi lavori, stando ai riscontri delle forze dell’ordine, non si poteva utilizzare la «somma urgenza» e dunque si sarebbero creati dei falsi per poter operare al di fuori della normativa, violando in tal senso le ordinanze previste che ponevano limiti sulle deroghe al codice degli appalti pubblici.

Le vicende legate al terremoto dell’Aquila si fanno anche più fetide con i bagni chimici. Che erano sistemati nelle numerose tendopoli realizzate dopo la devastazione: un affare da 34 milioni. A conclusione delle indagini sull’appalto relativo ai baghi chimici il gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato a giudizio l’ex amministratore della società Sebach insieme a Cristina Galieni, all’epoca dei fatti responsabile commerciale della società e infine Sonia Morelli. Le accuse sono di falso materiale commesso da privati, falso commesso da pubblico ufficiale e frode nelle pubbliche forniture.

Secondo la magistratura l’Ati (Associazione temporanea di imprese) Sebach, servendosi di 31ditte affiliate, ha fatto risultare un numero di operazioni di pulizia dei bagni chimici maggiore di quelle effettivamente compiute nei diversi campi. E quindi fatture gonfiate. E qui spunta anche il nome dell’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, accusato di aver agevolato la Sebach nell’ottenimento dell’appalto.

Si è speculato anche sui morti a L’Aquila. Sull’organizzazione dei funerali solenni delle vittime sono stati rinviati a giudizio alcuni titolari dell’impresa di onoranze funebri «Taffo Gaetano e figli snc» che ha sedi all’Aquila e Roma. L’accusa è truffa ai danni dello Stato. Gli imputati sono Piero e Luciano Giustino Taffo. Le indagini della Finanza dell’Aquila hanno portato alla luce che l’impresa di onoranze funebri avrebbe fatturato servizi non effettuati riguardo alla fornitura e al trasporto delle bare.

Nei mesi scorsi il giudice del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha condannato con rito abbreviato a un anno di reclusione Mauro Dolce, responsabile del procedimento di realizzazione del progetto Case, accusato di frode nelle pubbliche forniture. L’inchiesta ha riguardato gli isolatori sismici malcostruiti in alcune delle piastre che ospitano i 4.500 alloggi realizzati dopo il terremoto. Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati rinviati a giudizio Gian Michele Calvi, direttore dei lavori, e Agostino Marioni, dirigente di una delle ditte fornitrici, la Alga Spa.

Dolce e Calvi erano già stati condannati, in primo grado, a 6 anni ciascuno di carcere, per omicidio e disastro colposo nell’ambito del processo alla commissione Grandi rischi, organo scientifico della presidenza del Consiglio, che si riunì il 31 marzo 2009, a cinque giorni dalla terribile scossa delle 3.32. Al termine di quel consulto, secondo il tribunale, furono date false rassicurazioni ai cittadini, sottovalutando il rischio sismico. Sei anni anche per gli altri luminari della Commissione.

Modifica dell’11 dicembre 2018

A seguito della richiesta di diritto all’oblio di una delle persone citate nell’articolo originario, il testo on line è stato editato.

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