Fa discutere l’esclusione della parola «sinistra» dai quattro simboli proposti sul sito listatsipras.eu. Tutti su sfondo rosso e con il nome di Alexis Tsipras, leader di Syriza che è un acronimo in greco di «Coalizione della Sinistra-Fronte sociale unitario». Nessuno di questi simboli ripropone però l’augusto concetto. La decisione del comitato dei sei garanti (Guido Viale, Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Marco Revelli, Luciano Gallino, Paolo Flores) è stata accettata da Tsipras, cofirmatario dell’appello per la lista italiana a sostegno della sua candidatura alla presidenza della Commissione Europea che ha raccolto 23 mila adesioni online.

La decisione ha creato malumori tra gli iscritti di Rifondazione Comunista. La segreteria del partito ha diffuso un comunicato in cui critica duramente i garanti. «La nostra richiesta di costruire un percorso democratico nella definizione dei simboli e della composizione della lista è stata completamente disattesa – si legge – È un grave errore politico. Questa è una lista civica antiliberista e non la costruzione di uno spazio pubblico di sinistra». Per i vertici di Rifondazione l’obiettivo delle europee dovrebbe essere l’avvio di un percorso per costruire una «Syriza italiana». Un obiettivo, sia pur ancora non troppo esplicitato, anche di altri ambienti.

Per Rifondazione l’errore politico» dei promotori non mette tuttavia in discussione «l’importanza di fare una lista unitaria contro le politiche di austerità». Lo spettro di una Sel che presenta una lista separata, e del mancato raggiungimento del quorum al 4% segnerebbe un nuovo, tremendo, fallimento per tutti. Il giudizio negativo allora si stempera e il partito di Paolo Ferrero rivendica infine l’operazione politica che ha portato Tsipras a essere il candidato della sinistra europea.

I promotori della lista hanno spiegato la loro decisione perché «la parola sinistra non ha un contenuto programmatico definito – spiega Guido Viale – A questo concetto si appellano sia i Si Tav che i No Tav, i liberisti più scatenati e i comunitaristi più radicali». «Per il suo programma europeista, democratico e radicale – aggiunge Viale – questa lista ha una chiarissima connotazione di sinistra. Riteniamo impossibile che chi si identifichi nella sinistra non possa identificarsi con questi contenuti. La scelta si spiega anche perché intendiamo rivolgerci a una fascia di cittadini che non si identifica direttamente con quella che è stata la sinistra radicale».

Ai «garanti» della lista è stata anche rivolta l’accusa di «dispotismo illuminato». «Sono sciocchezze – risponde Viale – Questo dispotismo lo vorrebbero esercitare i partiti, mettendo le candidature ai voti nelle assemblee che, come abbiamo visto con l’esperienza fallimentare della lista “Cambiare si può”, si trasformano in rodei molto negativi, oppure mobilitando gli iscritti come fa Grillo nelle sue votazioni online, con risultati non sempre brillanti. Da tempo Rifondazione ci critica perché non siamo disponibili per le assemblee. Adesso chiedono che metà dei candidati vengano votati online. Ma per noi è assurdo anche perché non si capisce quali candidati dovrebbero sottoporsi al voto on line e chi a quello dell’assemblea. Per le europee questo discorso è difficile da fare: in circoscrizioni con cinque sei regioni è impossibile contare su candidati conosciuti».

Integrare l’orizzontalità della rete con le pratiche della partecipazione diretta (l’assemblea, ad esempio) rappresenta in effetti uno dei rompicapo della democrazia oggi. I «garanti» hanno affidato la soluzione a un comitato di 15 persone che dal 21 febbraio si riunirà per valutare le candidature caricate sul sito listatsipras.eu. Il numero dei partecipanti al comitato nel frattempo dovrebbe aumentare, considerato la quantità dei moduli scaricati in poche ore: 710 alle 18 di ieri. Sulla scelta influiranno, tra gli altri, questi criteri: i candidati non devono essere stati eletti negli ultimi 10 anni, anche se c’è un’apertura agli eletti negli enti locali; la parità dei genere; spazio ai giovani. La consultazione sulla scelta di nome e simbolo è stata posticipata a causa del sovraccarico del server che non ha retto il numero dei contatti.

Il referendum si conclude oggi alle 15, ieri avevano votato solo in 13 mila, probabilmente a causa delle disfunzioni telematiche. «Può anche darsi perché non ci sia il termine sinistra nel simbolo» ipotizza Viale. Si parla della possibilità, tutta da verificare, di candidare anche Andrea Camilleri e Barbara Spinelli.