Economia

L’Inps salvato dai precari senza pensione

L’Inps salvato dai precari senza pensioneWCENTER 0XJIBHPKCE 20090817 - ROMA - FIN - PENSIONI: NUCLEO; PER STABILITA' SISTEMA SERVE PIL +1,8%. Una anziana signora controlla i soldi della pensione, in una immagine di archivio. ''La possibilita' di mantenere stabile il rapporto tra spesa pensionistica e Pil, anche nei prossimi anni, richiederebbe un tasso di crescita reale dell'economia pari all'1,8% annuo''. E' quanto si legge nell'ultimo Rapporto del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale sugli andamenti finanziari del sistema pensionistico obbligatorio. ''Il processo di risanamento delle finanze pubbliche, quanto mai necessario in ragione dell'elevato debito pubblico che grava sul bilancio dello Stato, passa sicuramente tramite un processo di razionalizzazione del sistema pensionistico in linea con gli interventi di riforma sinora adottati''. E' quanto afferma il Nucleo di alutazione della Spesa Previdenziale nel suo Rapporto sugli andamenti finanziari del sistema pensionistico obbligatorio. ANSA/CIRO FUSCO/DRN

Welfare La Corte dei Conti: «Servono indilazionabili misure di risanamento»

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 4 dicembre 2013

Dopo l’Ocse anche la Corte dei Conti denuncia l’iniquità del Welfare italiano. A ripianare le ingenti perdite dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) sono le lavoratrici e i lavoratori «parasubordinati», le partite Iva, tutti coloro che sono impiegati a tempo e in maniera intermittente. Questa è una delle principali conclusioni dell’esame del bilancio 2012 dell’Inps contenuto nel report reso noto ieri dalla magistratura contabile. Per contenere la gravosa perdita causata dall’incorporazione dell’Enpals e dell’Inpdap, l’Inps si avvale del «massiccio saldo positivo di esercizio dei “parasubordinati” e quello delle prestazioni temporanee, i cui netti patrimoniali consentono ancora la copertura di quelli negativi delle altre principali gestioni e il mantenimento di un attivo nel bilancio generale, esposto peraltro ad un rapido azzeramento». In altre parole, per la Corte dei conti, in un contesto come quello italiano in cui i pensionati continueranno a crescere, anche il capitale garantito dai lavoratori autonomi e dai precari non basterà a «ripianare lo squilibrio» tra le gestioni in deficit. La conseguenza sarà «la dilatazione dei saldi negativi e dell’indebitamento, aggravati dal fondo dei dipendenti pubblici, in progressivo e crescente dissesto».

La Corte avverte inoltre che i lavoratori indipendenti (appunto: precari, partite Iva, intermittenti) saranno penalizzati maggiormente dal metodo contributivo. Il loro trattamento pensionistico, sempre che riescano a totalizzarlo, rischia di essere molto lontano da quello riservato a chi è andato, o andrà, in pensione con il metodo retributivo. La Corte chiede «un costante monitoraggio degli effetti delle riforme del lavoro e della previdenza sulla spesa pensionistica e una crescente attenzione al profilo di adeguatezza delle prestazioni collegate al metodo contributivo e degli eccessivi divari nei trattamenti connessi a quello retributivo, unitamente all’urgenza di rilanciare la previdenza complementare». Una tesi molto simile a quella sostenuta dall’Ocse. Resta tuttavia il mistero su come i lavoratori indipendenti, ad esempio le partite Iva che versano i contributi nella gestione separata dell’Inps con un reddito medio mensile pari a 753 euro possano finanziarsi un fondo privato. Per loro si prepara un futuro senza pensione. L’Inps, conclude la Corte, ha bisogno di «indilazionabili misure di risanamento».

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