Economia

Il padrone dell’Unità: «Licenziamenti collettivi e niente tutele»

Il padrone dell’Unità: «Licenziamenti collettivi e niente tutele»

Editoria & Politica Pessina annuncia una svolta drammatica per il quotidiano del Pd. Il direttore Staino: «Renzi mi dica cosa vuole farsene, è andato da cani e porci ma da noi non ha fatto nemmeno un forum. I diffusori dell’Unità alla Leopolda, li hanno lasciati fuori sotto la pioggia. Sto lavorando isolato. Perché allora Renzi mi ha chiamato?». Il condirettore e deputato del Pd Andrea Romano: «Il giornale non è un autobus da cui si sale e si scende»

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 12 gennaio 2017

Licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali invece di proseguire la trattativa per la trasformazione di alcuni giornalisti con un contratto «articolo 1», cioè a tempo indeterminato, in contratti «articoli 2», collaboratori fissi. La decisione dell’amministratore delegato dell’Unità, Guido Stefanelli è stata comunicata ieri mattina al comitato di redazione non di persona, ma attraverso una delegata dell’azienda che si occupa di costruzioni e di acque minerali e possiede l’80% delle azioni della società che pubblica il giornale cartaceo «fondato da Antonio Gramsci».

RINATO POCO MENO DI DUE ANNI FA da un fallimento, oggi l’Unità è di nuovo in crisi e i 27 giornalisti e poligrafici rischiano il posto di lavoro. Il licenziamento su due piedi è stato denunciato dai giornalisti e dal loro cdr in una conferenza stampa nella sede del quotidiano a piazza Barberini a Roma alla quale hanno partecipato anche il direttore Sergio Staino e il con-direttore e deputato Pd Andrea Romano. Staino si è detto sorpreso, quanto i suoi giornalisti, dalla decisione improvvisa del suo editore e ha fatto appello al Pd e al suo segretario Renzi, che detengono il 20% della società con Eyu, ad intervenire.

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La conferenza stampa ieri all’Unità

IL BLITZ DEL SOCIO di maggioranza è avvenuto il giorno prima – oggi – di una riunione dei soci chiamati a ricapitalizzare un giornale che vende – ufficiosamente – «sette mila copie esclusi gli abbonamenti» in 6-7 regioni. I dati, hanno ricordato il Cdr e i direttori, non sono mai stati resi noti alla redazione e questa è una delle anomalie in un rapporto difficile che dura da 18 mesi. Non è mai stato presentato un piano editoriale mentre i ripetuti inviti del Cdr a confrontarsi sul rilancio del quotidiano in crisi di vendite e che perde fino a 400 mila euro al mese sono rimaste inascoltate. Ora la decisione che rompe una trattativa mai partita per diminuire i costi, anche quelli del lavoro.

IL CDR PROMETTE di ricorrere ai tribunali «per fare luce su questi 18 mesi di gestione. I colpevoli hanno nomi e ne risponderanno in tutte le sedi». Per Raffaele Lorusso, segretario del sindacato giornalisti Fnsi, negare persino gli ammortizzatori sociali, escludendo le soluzioni alternative che di solito sono adottare in questi casi significa «smentire gli impegni assunti solo pochi mesi fa» e ha invitato la proprietà a tornare indietro sulla decisione. Anche Susanna Camusso ha garantito il suo appoggio «ai giornalisti». Un gesto apprezzato da Staino nonostante la dura contrapposizione con la Cgil sul referendum anti-Jobs Act.

IL DIRETTORE STAINO non ha nascosto le criticità tra il suo giornale e il Pd, il suo segretario e le minoranze interne. «In questa situazione si facciano vedere. Renzi mi dica cosa vuol fare di questo giornale – ha detto Staino – Il Pd potrebbe mostrare un interesse molto maggiore verso questo giornale. Non hanno nemmeno fatto entrare i diffusori che avevo mandato alla Leopolda, li hanno lasciati fuori sotto la pioggia, rimbalzandosi le responsabilità. E dentro solo uno della minoranza Pd ha parlato di noi attaccandoci. Sto lavorando isolato. Renzi non ha trovato neanche un’ora per venire a fare un forum da noi, quando è andato da cani e porci. Che mi ha chiamato a fare, allora, se deve essere questa la situazione. Ora spero si giri pagina».

NON È LA DESCRIZIONE di un giornale che avrebbe dovuto servire a Renzi per la campagna referendaria per il «Sì» alla riforma costituzionale. È l’immagine della mancanza di un progetto politico-editoriale in un partito che ha invece puntato su altri giornali, e la Tv. E con il suo segretario è stato sbaragliato dall’esito del referendum del 4 dicembre.

I RAPPORTI TRA I SOCI non sono idilliaci. Anzi, il sodalizio si sta rivelando un amalgama indigesta. La nuova proprietà ha l’aria di considerare il giornale un peso da cui liberarsi. Il conflitto non è nemmeno troppo segreto al punto che fonti vicine al Nazareno ieri hanno fatto trapelare lo «sconcerto» e l’«indignazione» per la decisione di Pessina:«non è stata comunicata a nessuno». «Se pensa di compromettere il progetto editoriale, a danno dei lavoratori e della storia del giornale, sappia che siamo determinati a scongiurare che questo avvenga» dicono dal Nazareno. Il Pd garantirà la sua quota di aumento di capitale, si parla di un milione di euro. Si vedrà cosa pensa di fare Pessina a cui è chiesto un contributo da 4 milioni. Potrebbe anche partire la ricerca di un nuovo socio per rifinanziare un’impresa difficile. Dopo averlo fatto rinascere a Renzi forse non conviene fare richiudere il quotidiano. Ora si tratta di capire se ha qualche idea o se per lui il giornale di partito è solo un peso e non una risorsa per chi, fino ad oggi, si è mosso più con le dirette facebook e i tweet, occupando tutti gli spazi in modo onnivoro e auto-distruttivo.

L’ALTERNATIVA È la liquidazione del giornale. Il quotidiano potrebbe sopravvivere online, in un sito gestito da un’altra società e sganciato dalla linea editoriale di quello su carta. L’assurdità delle due Unità è stata denunciata dai giornalisti. Mai ascoltati. Oggi l’Unità non esce in edicola. La redazione è in sciopero.

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