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Fratoianni: «Dopo il voto uniremo la sinistra del No»

Fratoianni: «Dopo il voto uniremo la sinistra del No»Nicola Fratoianni (Sel-Si) – Aleandro Biagianti

Il deputato di Sel-Si «Bocciare la riforma, poi al via la fase congressuale. Ma chi dice Sì ha un’altra idea di democrazia. Serve una legge proporzionale. Non votiamo la finanziaria in corso di approvazione. Di qualsiasi governo futuro non potremo che valutare i singoli atti»

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 3 dicembre 2016

«Questa campagna è stata due cose insieme. È stata brutta perché il governo ha utilizzato la Costituzione per dividere del paese. E invece dovrebbe essere il massimo strumento di inclusione. Una scelta consapevole di cui dovrebbe vergognarsi. Ma è il segno di questo governo: l’idea della politica come un ring in cui l’odore del sangue è il metro del successo». È duro il giudizio di Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana, su Renzi. Eppure la campagna referendaria che ieri si è chiusa – lui ovviamente è schieratissimo per il No – «è stata anche un’occasione di revitalizzazione della sinistra e del popolo democratico che della Costituzione ha fatto lo strumento di riappropriazione della propria dignità. E della partecipazione».

Se vincesse il No però il dividendo politico rischia di essere diviso fra destre radicali e 5 stelle. La sinistra non è stata davvero una protagonista del dibattito. Sbaglio?

Questo lo può pensare chi guarda solo le tv e i grandi media. Io ho girato il paese e ho visto una mobilitazione straordinaria delle sinistre. Qualunque sia l’esito del voto, e naturalmente lavorando alla vittoria del No fino all’ultimo, a questa mobilitazione dobbiamo dare una risposta.

Nel fuoco della campagna referendaria voi avete affrontato lo scioglimento di Sel e la preparazione del congresso del vostro nuovo partito. Dal 5 dicembre cosa proporrete?

Dal 5 dicembre si apre a tutti gli effetti la fase congressuale di Sinistra italiana. Ma già da oggi noi proponiamo l’idea di un «No costituente». Al popolo della sinistra che avrà votato No proponiamo di mettere insieme le energie per costruire un cambiamento radicale del paese. Il No e il Sì non sono la stessa cosa. Il No è il frutto di un’altra idea di società. La sinistra del Sì vuole una democrazia senza popolo, senza partecipazione e senza conflitto sociale. Dal No dobbiamo costruire un elemento di rivolta.

Vuol dire che secondo lei chi avrà votato Sì sarà fuori dal congresso?

Discuteremo con tutti. Ma il punto è il giudizio su come siamo arrivati fino a qui.E anche il giudizio su Renzi: c’è chi pensa che sia un accidente nella storia del Pd e che la sua uscita di scena sia di per sé la soluzione. Intendiamoci, prima se ne va meglio sarà. Ma non basta. Il tentativo di costituzionalizzare l’idea di una democrazia senza popolo è il frutto della lunga stagione in cui la sinistra socialdemocratica ha rinunciato a cambiare il mondo, a mettere in discussione il capitalismo e il neoliberismo. Invece da lì dobbiamo ripartire. Come fanno tutte le sinistre del mondo, da Sanders a Corbyn a Pablo Iglesias a Tsipras.

Come sa, fra voi c’è anche chi non si rassegna all’idea che quelli della sinistra del Sì debbano essere dati tutti per ’persi’. I sindaci, per esempio.

Ci confronteremo con la massima trasparenza. Ma voglio dire una cosa: la sinistra del No è molto più ampia di Sinistra italiana.

Prodi voterà sì. Perché?

Dalle sue parole la riforma costituzionale non esce affatto bene, ma poi si lascia risucchiare da un ragionamento tipico: più che un sostegno al Sì la sua è una preoccupazione per il No. Se vince il No, è il ragionamento, arrivano i barbari, i populisti. È vero l’opposto: le destre vincono quando falliscono le politiche economiche di quelli che si definiscono sinistra e invece fanno aumentare le povertà e l’esclusione sociale.

Sta dicendo che Prodi è un padre delle politiche neoliberiste?

No, ma dobbiamo fare i conti con la storia della sinistra di questo paese. Il Pd a un certo punto ha pensato che il campo del neoliberismo fosse l’unico praticabile e che là dentro al massimo si trattava di fare qualche operazione di maquillage. Il tempo del riformismo è finito. Perfino Bersani ora dice di voler fare i conti con la fine di quella stagione.

Se vincesse il No quale governo proporrebbe il suo gruppo parlamentare, o quale sarebbe disposto a sostenere?

Ne discuteremo tutti assieme. C’è la necessità di riscrivere la legge elettorale. Io penso che serva una legge proporzionale per mettere mano alla crisi della rappresentanza cresciuta negli anni del maggioritario.

Votereste un governo Renzi con il mandato di fare la finanziaria e la legge elettorale?

Di un governo non potremo che valutare i singoli atti. Intanto siamo contrari alla finanziaria in corso di approvazione. Per noi le priorità sono quelle di ordine sociale: investimenti pubblici, lavoro, messa in sicurezza del territorio. Qualunque sia la natura del governo che verrà, lo giudicheremo su questo.

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