Cosenza, chiesta la «sorveglianza speciale» per due giovani attivisti
Il caso Fanno parte di comitato Prendocasa e sindacato Usb. Dicono: «Colpiti per i cortei in difesa della sanità pubblica». I docenti UniCal: «preoccupati per tenuta e agibilità democratica di un territorio fragile»
Il caso Fanno parte di comitato Prendocasa e sindacato Usb. Dicono: «Colpiti per i cortei in difesa della sanità pubblica». I docenti UniCal: «preoccupati per tenuta e agibilità democratica di un territorio fragile»
A Cosenza l’attivismo politico è sotto attacco. Il 13 dicembre Jessica Cosenza (25 anni) e Simone Guglielmelli (26 anni) sono stati convocati dalla direzione anticrimine della locale questura per la notifica della sorveglianza speciale. Si tratta di una richiesta su cui si esprimerà, tra febbraio e gennaio, il tribunale di Catanzaro.
La sorveglianza speciale è una discussa misura preventiva di cui più volte è stata messa in dubbio la legittimità costituzionale. Prevede un elenco di imposizioni al soggetto destinatario – come obbligo di residenza, rientro a casa nelle ore notturne, divieto di partecipare a manifestazioni – ma non dipende da condanne penali e si può basare esclusivamente su indizi e ipotesi. Come in questo caso.
Cosenza e Guglielmelli, infatti, sono incensurati e hanno ricevuto solo denunce legate alla loro attività politica. Entrambi studiano presso la facoltà di scienze politiche dell’Università della Calabria (Unical), fanno parte del sindacato Usb e del comitato Prendocasa, che si batte per il diritto all’abitare delle persone più bisognose anche attraverso l’occupazione di palazzi. Cosenza è attiva con il collettivo di donne Fem.In. e operatrice del centro anti-violenza «Roberta Lanzino». Lì ha svolto un periodo di messa alla prova per resistenza a pubblico ufficiale su cui il giudice ha espresso parere positivo, estinguendo il reato.
La richiesta della questura si basa sulla ricostruzione degli anni di attivismo politico dei due giovani, descritti come «soggetti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza». In città, però, i due attivisti sono conosciuti e stimati per il loro impegno al fianco di senza casa, lavoratori e persone in difficoltà economica. Ieri nel palazzo della Provincia si è tenuta una grande assemblea a cui decine di persone hanno dovuto assistere da fuori, dal momento che la capienza massima interna è stata rapidamente raggiunta. Nei giorni scorsi gli universitari di scienze politiche hanno organizzato un flashmob di solidarietà. Oltre 70 docenti UniCal hanno sottoscritto un appello in cui difendono i due studenti ed esprimono preoccupazione per «la tenuta e l’agibilità democratica di un territorio fragile».
«Il vero motivo di questa misura repressiva è la nostra partecipazione alle mobilitazioni per la sanità pubblica esplose lo scorso autunno – afferma Cosenza – Abbiamo gridato nomi e cognomi dei responsabili dello scempio che viviamo in Calabria e ora vogliono punirci». La richiesta di sorveglianza speciale dovrebbe seguire il mancato rispetto dell’«avviso orale» del questore, altra misura preventiva per «soggetti socialmente pericolosi», ma stavolta è arrivata per prima.
Pochi mesi fa la sorveglianza è stata chiesta, e confermata, anche per Francesco Azzinnaro, membro delle stesse realtà politiche dei due ragazzi. La settimana scorsa, invece, tre attivisti hanno ricevuto un decreto penale di condanna per «adunata sediziosa» che impone di pagare 1.300 euro a testa. Avevano organizzato una passeggiata nel centro storico per denunciare lo stato di abbandono dell’area insieme a una quarantina di abitanti, docenti UniCal ed ex parlamentari. «Vogliono cancellare un’intera esperienza politica», sostiene Guglielmelli.
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