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Zuzu, giochi intertestuali a fumetti

Zuzu, giochi intertestuali a fumetti

Intervista La fumettista racconta la sua opera seconda, il cui titolo è tratto dalla celebre pièce di Samuel Beckett

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 luglio 2022

Un esordio esplosivo in Coconino con Cheese, un premio Gran Guinigi per la Miglior rivelazione a Lucca Comics and Games nel 2019, una collaborazione con Gucci e finalmente, nel novembre dello scorso anno, il suo nuovo e atteso graphic novel, Giorni Felici. Potrebbe essere questo un ipotetico identikit artistico, comunque molto stringato, di Giulia Spagnulo, in arte ZUZU, rappresentata da RULEZ, che è ancora in tour per presentare la sua ultima pubblicazione. Dopo averla incrociata al Passaggi Festival di Fano, finalmente è stato al Bande de femmes di Roma che abbiamo potuto conversare sul libro.

ZUZU, partiamo dal titolo: «Giorni felici» è una pièce di Samuel Beckett ed è (diventata) una canzone di Giorgio Poi. In questo gioco intertestuale, qual è il rapporto tra il titolo e la storia della protagonista Claudia?
Ho immaginato una storia dove la protagonista volesse fare l’attrice…anzi no. Questo è successo dopo! All’inizio sapevo che la protagonista avrebbe incontrato sull’autobus una donna anziana scendendo con lei e andando a casa sua, la sua vita avrebbe preso un’altra direzione. Tutte cose che poi non appaiono nel libro perché costruendo il personaggio, ho capito che Claudia sarebbe voluta diventare attrice e quindi ho iniziato a leggere testi teatrali perché mi piaceva l’idea di mostrarla durante un provino. Giorni felici di Beckett era il testo perfetto perché l’anziana signora che avevo immaginato che Claudia incontrasse, è la protagonista della pièce teatrale. La storia che stavo raccontando è rimasta invisibile, poiché già contenuta dentro al testo beckettiano che Claudia recita. Il monologo è diventato così importante da entrare nella trama e da dare il titolo al libro. Per quanto riguarda la canzone, quando ero più o meno a metà del lavoro, Giorgio Poi mi ha contattato per comprare un disegno originale. Io sono una sua ammiratrice e gli ho proposto di leggere il nuovo libro e comporre un pezzo ad hoc. Giorgio è stato molto veloce; ascoltare la canzone mi ha aiutato a chiudere le ultime tavole del libro.

Da un punto di vista formale, il ritmo e composizione della pagina sono organizzati regolarmente. Questo dà la sensazione di un flusso, ma accentua anche la nostra percezione di spettatori. In molte sequenze. Spesso diminuisce la dimensione della vignetta, e restringendo il “salto” tra l’una e l’altra si accentuano recitazione e regia. Cultura del fotogramma?
Il raggiungimento di un ritmo attraverso la dimensione delle vignette è una scoperta intuitiva. Col senno di poi, essendo un’amante del cinema ed essendomi avvicinata solo in un secondo momento al fumetto, posso dire di essere stata probabilmente influenzata dal ritmo del fotogramma. Ho letto meno fumetti dove si accelera l’azione, mentre invece ho visto molti film dove le cose si fanno più veloci, credo sia per quello, l’obiettivo era quello di suggerire chiaramente lo scorrere e il fluire del tempo, a differenza di Cheese dove il lettore può decidere si soffermarsi di più su una vignetta o su una tavola, senza essere guidato. Pensavo già alla scena del monologo, dove questa tecnica è esasperata: sapevo che avrei avuto due parole in ogni vignetta.

Il testo verbale quindi influenza questa scelta di ritmo?
Moltissimo, perché inizio a scrivere dalle parole e le immagini arrivano dopo. È il testo verbale che mi aiuta a trovare il ritmo visivo della storia.

Gli stessi protagonisti Claudia e Piero sentono il bisogno di rappresentarsi. Perché proprio attraverso delle pietre?
La pietra è stata «trovata» per caso. Nella scena all’inizio della storia l’ho disegnata perché mi sembrava che descrivesse bene Claudia e l’ho lasciata, ma non immaginavo che sarebbe tornata nel finale in modo così decisivo. La pietra è l’oggetto naturale più inanimato che mi venisse in mente e descrive questa virtù che Claudia ha per riconoscere vita, amore emozioni ovunque, negli uccelli, nella musica e quindi anche nelle pietre.

Se sollecitata da troppe emozioni Claudia diventa una specie di angelo feroce, con zanne, artigli, coda e ali e il suo ritratto in copertina è un Giano bifronte: guarda al passato e al futuro e è dio della natura e dei passaggi. Sono molte affinità quelle di questo dio romano con la tua protagonista. Che ne pensi?
Molto bello. Coincide anche con molte delle scelte narrative nella storia di Claudia, dove ci sono importanti flashback.

Autodeterminazione e autostima sono temi sottesi al tuo racconto, nella figura di Claudia, che scappa quando non viene accettata e torna da chi la ama per com’è davvero. Una storia tanto comune a molte giovani donne, che credo che in parte contribuisca all’accoglienza che il tuo libro ha ricevuto. Che ne pensano i lettori maschi?
Ho notato che le ragazze si sentono identificate e portate a raccontarmi le loro storie personali; gli uomini non mi raccontano, al massimo esprimono le sensazioni che la lettura ha suscitato loro, ma non condividono le proprie esperienze. Credo che non siano altrettanto portati a parlare della loro emotività e dei loro sentimenti…

Di nuovo doppi nei colori: il bianco dell’aria e dell’angelo contro il rosso del sangue e della corporeità in Claudia ma anche qualche scelta cromatica imprevedibile prato, nuvole, alberi. Qual è il senso dell’elemento naturale che fa esplodere i colori nel tuo libro? Perché è associato a Piero?
Piero è un personaggio che osserva senza giudicare. Osserva la natura e osserva com’è fatta Claudia, come funziona nell’espressione delle sue emozioni. Si approccia a lei come lo fa con i fiori, le piante e tutto il resto. Quindi raccontare l’aspetto da naturalista, serviva per dare rotondezza al personaggio, ad aggiungere elementi che contribuissero alla sua personalità e al suo rapporto con Claudia. Un modo di guardare le cose che il fidanzato precedente di Claudia, così timoroso e giudicante, non ha. Tra l’altro spesso Giorgio è rappresentato in città, in contesti grigi e cittadini e Piero si muove perlopiù in ambienti e scenari naturali.

La tua cifra grafica, caratterizzata da grandi nasi bizzarri, include fisionomie stilizzate e espressionistiche, non realistiche. Qui all’improvviso i familiari di Piero, le nonne, hanno invece dei tratti iperrealistici che sono un pugno nello stomaco. È una scelta che riflette la complessità del suo stato d’animo nel momento in cui vede la realtà dei fatti per com’è o c’è un altro senso?
La tua è una bella interpretazione…Credo però che ci sia un senso molto pratico in questa mia scelta. Quando so che devo disegnare un personaggio più di mille volte, in tutte le posizioni e circostanze, viene naturale da subito cercare una sintesi grafica; da un primo disegno Claudia è rimasta con quattro caratteristiche fondamentali, facili da disegnare e riconoscibili. Invece quando disegno un personaggio che ha il compito di dire una sola cosa e apparire una volta, anche se paradossalmente è meno importante per la trama, a livello visivo è più di impatto. Questa è una scelta che ho deciso di lasciare, l’origine è comunque pratica. Forse è anche un fatto di confidenza con il personaggio che disegno più spesso: lo conosco meglio, quindi lo posso in qualche modo riassumere nei tratti.

Hai un nuovo fumetto in cantiere?
No, sono ancora impegnata nella promozione di Giorni Felici. Mi piacerebbe avere un’altra storia pronta, ma adesso mi dedico a disegnare e studiare. Mi piace molto cambiare stile e sperimentare.

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