La Slovacchia avrà, probabilmente, il suo primo presidente donna. Nel secondo turno delle presidenziali, che si sono tenute ieri, con la chiusura delle urne dopo le ore 22, Zuzana Caputová è ultrafavorita. La candidata aveva già vinto il primo turno con il 40% dei voti e uno scarto di oltre il 20% sullo sfidante, il vicepresidente della Commissione Europea e candidato (informale) del principale partito governativo, lo Smer, Maroš Šefcovic.

Le due settimane di campagna tra il primo e il secondo turno non hanno portato a novità eclatanti. Il candidato inseguitore ha cercato le grazie degli elettori sovranisti, i cui due principali candidati, il giudice legge e ordine Harabín e il leader neofascista Kotleba, avevano conquistato il 25% dei voti pur rimanendo fuori dal ballottaggio. Šefcovic, che da vicepresidente della Commissione Europea ha avallato senza fiatare troppo le principali decisioni prese a Bruxelles, ha dovuto fare salti mortali per mostrare il suo lato «patriottico e tradizionalista» con risultati spesso imbarazzanti.

Dal canto suo Zuzana Caputová si è mossa tranquilla raccontando la sua storia personale di avvocata per i diritti umani, contro le angherie dei potenti di turno e l’arroganza del potere: «Da presidente voglio impegnarmi concretamente nella lotta alla corruzione» ha promesso.

Caputová è a favore dei diritti civili e delle persone Lgbt, ma durante la campagna elettorale ha tenuto in sordina questo aspetto, che potrebbe irritare una parte non piccola dell’elettorato oltreché le gerarchie cattoliche, ancora potenti nel piccolo Paese centro-europeo. Nella sua biografia professionale c’è però un unica grave macchia: tra i due turni sono emersi gravi dubbi sulla regolarità sul suo praticantato da avvocato. La candidata ha reagito alla notizia in maniera radicale facendosi radiare dall’Albo degli avvocati.

Con la probabile elezione di Caputová cambierà qualcosa per il cosiddetto gruppo di Visegrad? Sono in pochi a pensarlo. La politica interna ed estera è in capo al governo, che per ora sembra solido in sella. Il presidente ha pochi poteri, il suo ruolo cresce di importanza solo in momenti di crisi di governo o di passaggio di maggioranza. Inoltre, il profilo di Caputová non è molto diverso da quello dell’attuale presidente Andrej Kiska, costretto a una coabitazione con il governo guidato dallo Smer.

L’elezione presidenziale tuttavia misurerà la profondità della crisi del maggior partito governativo, in affanno dopo l’uccisione del giornalista Jan Kuciak. In molti sperano che l’elezione di Zuzana Caputová faccia da traino alle forze liberali, forse capeggiate dall’ex presidente Kiska. Ma la storia insegna che i travasi di voti tra le varie elezioni sono piuttosto rari. Sarà sicuramente dispiaciuto l’ex premier e presidente dello Smer Robert Fico, dominus della politica slovacca negli ultimi quindici anni. Fico puntava a diventare giudice della Corte Costituzionali, una nomina avanzata dal parlamento ma su cui decide il presidente. Con la vittoria di Caputová Fico può dire addio ai suoi piani.