In Messico prendere in giro gli omosessuali durante le partite di calcio è come mangiare un tacos. Quando è in campo la nazionale, la Tricolor, il portiere avversario a ogni calcio di rinvio viene appellato con “puta”. Cioè “prostituta”, anzi “frocio”, nella sua accezione più volgare. Ecco perché nasceva quattro anni lo Zorros Club Futbol Gay (primo nome, Tri Gay), la prima squadra al mondo composta solo da atleti apertamente omosessuali. Un piccolo avamposto della tolleranza, rispetto, uguaglianza, amicizia. E una dichiarazione politica, in campo contro l’omofobia, per correre verso i diritti della comunità lgbt. Poco o nulla importa il risultato, conta invece il segnale, la pallonata scagliata verso la mancanza di cultura che recentemente ha portato la Fifa, il massimo organismo del calcio mondiale, a multare la federazione messicana per insulti e cori machisti durante una delle partite della nazionale. La replica dalla federazione? Sanzione ingiusta, “in Messico si tratta di qualcosa di normale, ordinario”. Espressioni comunemente usate e non solo allo stadio, quindi non offensive.

La casa dello Zorros è ad Azcapotzalco, piccola realtà a pochi chilometri da Veracruz. Erano partiti in otto, ora vantano tre squadre – Zorros, Zorros jr e Club Zorros, età media sui 25 anni -, giocano con una divisa molto simile a quella del Manchester United in una piccola lega di squadre omosessuali (Azcapotzalco LGBT Soccer League, una variante del calcio a sette su erba sintetica) che raggruppa squadre di Città del Messico e della zona circostante la capitale. In altre aree del Paese meglio non rischiare, il pregiudizio pare essere forte almeno quanto il Real Madrid. Con alcuni che subiscono il flusso d’intolleranza – non solo verbale – sui campi, per le strade, sugli account personali social. “E’ un problema difficile da affrontare – spiegava a un sito statunitense Nicolas Pineda, uno dei fondatori dei Zorros -, specialmente se non è un problema per le istituzioni del calcio, come la federazione”. E anche se ogni calciatore si paga le spese per materiale tecnico e viaggi, lo Zorros in questi giorni ha varcato il confine americano. Due ore d’aereo sul Golfo del Messico sino a Miami, arrampicandosi idealmente oltre quel Muro della vergogna, primo mattone posto da Bill Clinton, opera rifinita dall’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In Florida per le World OutGames, una specie di Olimpiadi che vedono al nastro di partenza ogni quattro anni in varie discipline soprattutto atleti che appartengono alla comunità lgbt. Solo il primo passo, poi ci sono i Giochi omosessuali di Parigi del prossimo anno, gli Eurogames di Roma 2019. Sperando di prendere a calci, partita dopo partita, il muro dell’intolleranza.