Ai due coniugi cinesi ricoverati in terapia intensiva «in condizioni stazionarie» all’istituto Spallanzani, i medici stanno somministrando un cocktail di farmaci antivirali oltre alle terapie di supporto, cioè l’aiuto all’ossigenazione.

Significa che c’è una cura per il coronavirus? Il direttore scientifico Giuseppe Ippolito mette le mani avanti: «L’Oms ha precisato che non esiste ancora una cura ed è necessario un percorso per validare le scoperte». Negli ultimi giorni sono circolate diverse notizie che suggeriscono che c’è un farmaco, il remdesivir (noto anche come Zmapp) brevettato dalla casa farmaceutica Gilead, che ha “curato” alcuni pazienti. In Thailandia, un uomo a cui era stato somministrato il farmaco sembra essersi rimesso dalla polmonite nel giro di un paio di giorni. Anche al primo caso statunitense è stato somministrato lo stesso farmaco ed è guarito.

Sulla rivista Cell Research, proprio ieri è stato pubblicato uno studio che mostra che remdesivir e clorochina (un farmaco anti-malaria) sono efficaci contro il nuovo coronavirus in laboratorio. Questo non implica necessariamente che i farmaci funzionino anche nell’organismo, ma se non altro lo studio “in vitro” riguarda in modo specifico l’azione del remdesivir sul virus.

La Gilead ha spedito 500 dosi in Cina per avviare rapidamente un trial clinico, cioè una sperimentazione controllata in cui si confronta un gruppo di pazienti che ha ricevuto il farmaco con un gruppo che ha seguito altre terapie. Solo dopo queste sperimentazioni su un numero maggiore di pazienti si potrà dire qualcosa sull’efficacia del remdesivir.

La scommessa è anche economica. La Gilead ha messo a punto il farmaco contro un altro virus, l’Ebola, ma nel 2019 in un confronto con altri due farmaci in Repubblica democratica del Congo si è rivelato meno efficace.

Perciò, non è mai stato autorizzato al commercio e i miliardi di euro spesi dalla Gilead sono andati perduti. Se il farmaco si rivelasse efficace contro il coronavirus, la Gilead potrebbe recuperare le perdite per l’investimento.

A rovinare i piani dell’azienda potrebbe però essere l’istituto di virologia di Wuhan, che ha presentato una richiesta di brevetto sul remdesivir valida per la Cina. Se il brevetto fosse approvato, non sarebbe la Gilead a venderlo in Cina (il mercato più appetitoso visto il numero di casi) e nei paesi che riconosceranno il brevetto cinese. Si aprirebbe così un contenzioso anche economico tra Usa e Cina, con possibili conseguenze sull’accessibilità del farmaco.