«I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori e agli zingari. Scendete alla prossima fermata perché avete rotto i coglioni» è stato questo il messaggio dall’inequivocabile contenuto razzista diffuso martedì 7, intorno alle 13, dagli altoparlanti del convoglio Trenord Milano-Cremona. Non per colpa di una manomissione del sistema, come inizialmente sostenuto dall’azienda di trasporti, ma per decisione della capotreno: dimenticandosi del suo ruolo di pubblico ufficiale infatti, è stata lei a pronunciare le odiose parole. Ci hanno pensato alcuni passeggeri del convoglio a denunciare quanto successo agli uffici di Trenord e sui social network.

«Ho sentito questa voce femminile dire quelle frasi che non mi va di ripetere. Mi è mancata la freddezza di registrare quanto stavo ascoltando ma a stupirmi di più è stato il fatto che, in quel momento, la maggior parte delle persone sembrava non farci troppo caso» ha raccontato uno dei passeggeri del treno. Dopo aver scartato l’ipotesi di una manomissione da parte di qualche utente, l’azienda lombarda dei trasporti ferroviari si è messa alla ricerca del responsabile che è stato individuato in una dipendente in servizio sul convoglio regionale 2653 da Milano a Cremona. Nei suoi confronti l’azienda dei trasporti ha comunicato di stare già vagliando una serie di provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento. Non ha perso occasione di schierarsi al fianco dell’autrice del messaggio razzista il ministro degli Interni Matteo Salvini che ha ribadito la linea seguita finora dopo ogni episodio di discriminazione: minimizzare l’accaduto e negarne la natura razzista. «Invece di preoccuparsi per le aggressioni a passeggeri, controllori e capitreno, qualcuno si preoccupa dei messaggi contro i molestatori» ha scritto su Twitter il leader della Lega. Le sue parole hanno fatto eco ai tanti interventi di odio e intolleranza che hanno riempito le pagine Facebook e Twitter di coloro che hanno denunciato l’episodio.

Quanto accaduto sul treno Milano-Cremona è stato solo uno degli ultimi episodi di razzismo che si sono registrati sui convogli delle tratte ferroviarie regionali. A luglio dello scorso anno un controllore di Trenord aveva detto di essere stato aggredito e colpito dal coltello di un uomo nero, prima della partenza del convoglio tra Milano e Piacenza. L’analisi delle immagini delle telecamere della stazione di Santo Stefano Lodigiano aveva rivelato però, come tutto l’episodio fosse stato inventato: non era avvenuta nessuna aggressione e il capotreno si era ferito da solo. Era un dipendente di Trenord anche il capotreno che a settembre ha morso al polso un uomo di origine senegalese durante un controllo dei biglietti sul treno tra Mantova e Brescia. Il suo atteggiamento nei confronti del passeggero straniero e il linguaggio razzista e sopra le righe utilizzato dal dipendente aveva spinto l’azienda lombarda di trasporti a licenziarlo per «comportamento non consono alle mansioni proprie della sua figura professionale mentre indossa l’uniforme aziendale ed esercita funzioni di incaricato di pubblico servizio per conto di Trenord».

L’episodio razzista di martedì è avvenuto in un momento chiave per il trasporto pubblico regionale lombardo, alla vigilia di un’operazione che porterà alla separazione da Trenitalia (finora azionista al 50% di Trenord). Nel merito sono intervenuti nei giorni precedenti, con una nota, i sindacati confederali che hanno posto l’accento sulle «conseguenze per gli utenti lombardi e i lavoratori», mettendo in luce le difficoltà a cui potrà portare l’operazione.