Un «movimento» che rilancia e punta molto in alto proprio mentre l’Unione è attraversata da forze centrifughe e faglie di rottura. Una petizione che chiede «gli Stati uniti d’Europa» come fecero i padri fondatori – infatti poi, come Altiero Spinelli, delusi dalla nascente comunità – e l’elezione diretta del loro presidente. E’ una proposta molto ambiziosa quella che arriva dal solitamente cauto governatore del Lazio Nicola Zingaretti, lanciata sull’Huffington Post proprio nelle ore in cui i capi di stato europei girano a vuoto, compreso il presidente italiano Renzi, e persino l’europarlamento sceglie una ’linea dura’ che sa più di vendetta che di strategia contro il Regno unito “reo” di aver votato la Brexit.

E invece la valanga di no arrivati da Londra sono comprensibili, anche se non condivisibili, ragiona il governatore. «Per quale motivo un cittadino dovrebbe delegare a oscuri meccanismi decisionali la propria sovranità?» scrive, visto che «i meccanismi decisionali dell’Unione appaiono ai più come qualcosa di lontano o incomprensibile», raramente tollerati quando percepiti come utili ma più spesso «derisi e criticati per la loro assoluta impalpabilità o, al contrario, per la loro pesantezza burocratica e per una concezione da molti percepita come vessatoria». Insomma, conclude, inutile invocare «più Europa» e stare fermi, serve «un movimento» che abbia una struttura a rete composta dai «cittadini per difendere il proprio futuro e i propri diritti; i sindaci e gli amministratori per curare meglio le proprie comunità; gli imprenditori per rilanciare le proprie aziende; il mondo delle rappresentanze per rimettere al centro il tema dello sviluppo della persona attraverso il lavoro; e la risorsa dell’associazionismo, per continuare il percorso europeo di allargamento dei diritti sociali». La proposta raccoglie qualche applauso fra i democratici, e anche fuori dai confini del Pd. Ed è comprensibile che un amministratore del calibro di Zingaretti, giunto verso la fine del primo mandato, si ponga il problema di ricostruire un movimento di consenso intorno a sé e al suo partito vista la fuga di elettori delle ultime amministrative. Una fuga che proprio nel Lazio è stata massiccia su Roma ma assai più contenuta nelle altre città al voto.

Ma il governatore, già eurodeputato per i Ds e all’epoca anche vice presidente dell’Internazionale Socialista – guarda certo oltre i confini regionali quando chiede alla «sinistra democratica» il coraggio di allargare «la sfera della partecipazione e dell’inclusione sociale». Parole indirizzate alla costruzione del movimento che si chiamerà Cambiamo.eu ma che sembrano perfette anche per la situazione di casa nostra. E infatti non manca chi legge nella petizione un colpo battuto alla vigilia di un passaggio incerto per Renzi, quello del referendum di ottobre al quale peraltro Zingaretti ha precipitosamente detto che voterà sì anche per freddare le speranze della minoranza del suo partito che non ha mai smesso di guardare a lui con la speranza che si metta a capo della sbandata sinistra Pd. Ma chi parla con lui giura che non c’è nulla di tutto ciò: dopo un inizio burrascoso oggi i rapporti con Renzi sono buoni, e dietro la proposta non c’è altro che il sincero desiderio di suscitare un movimento di opinione che contribuisca a restituire un ruolo positivo all’Unione. Al più anche di ritessere una trama civica, in vista di una ricandidatura nel Lazio. Ma a suo tempo.

C’è però chi non ci crede, dicevamo. Giusto ieri un retroscena del Giornale descriveva il governatore in ’dialogo’ con il ministro Franceschini e attraverso di lui con chi chiede a Renzi di cambiare l’Italicum. Dalla regione Lazio arrivano discrete ma ferme smentite. Che faccia parte o no dei critici della legge elettorale, è un fatto che prima delle amministrative Zingaretti si sia dato da fare per evitare che a Roma il centrosinistra si sfasciasse. «Avremmo preferito per Roma una scelta in sintonia con il modello regionale che metta insieme e unisca forze politiche diverse accanto a rappresentanti della società civile», ha detto in una occasione ufficiale, la presentazione del dossier «La Regione per Roma» davanti ai candidati Fassina e Giachetti che quasi non si parlavano. La Regione Lazio è ormai una delle ultime roccaforti del centrosinistra. Qui Zingaretti governa con Sel-Sinistra italiana e il suo vice è Massimiliano Smeriglio, capofila dell’ala dialogante con i dem. Non è un caso che lunedì prossimo i due, governatore e vice, si ritroveranno a Roma nella ex rossa Garbatella – dove Pd e Sel si sono alleati al secondo turno, ma invano – per “Una riflessione sulla sinistra” a partire dall’ultimo libro di Goffredo Bettini, fautore del «campo democratico» e della riunione delle anime disperse della sinistra italiana.