«Un mio ripensamento non c’è e non ci sarà. Se era maturata l’idea che il problema potessi essere io, ho tolto a tutti questo problema. Ho fatto un passo di lato, non scompaio». Nicola Zingaretti tira dritto sulle dimissioni. Parla all’inaugurazione di un campo sportivo a Torre Gaia, periferia di Roma, vestendo i panni di presidente della Regione, quelli in cui evidentemente si sente più a suo agio. E risponde ai cronisti che gli chiedono se l’assemblea di metà marzo potrebbe rigettare le sue dimissioni: «Leggetevi lo statuto. Non è previsto».

CAPITOLO CHIUSO, come confermano diversi interlocutori che gli hanno parlato. «Mi auguro che il mio gesto aiuti il Pd a ritrovare la voglia di discutere anche con idee diverse ma con più rispetto e efficacia». «Io ce l’ho messa tutta ma non sono riuscito a determinare questo clima di rispetto nella discussione interna -spiega – perché più che il pluralismo ha prevalso la polemica. Spero che ora sia possibile». Zingaretti spiega di voler rinnovare la tessera del Pd per il 2021 («Resta l’unica alternativa alla destre»), assicura che «dirò la mia e parteciperò alla vita politica». Ma solo nei panni di governatore. E ringrazia i militanti che gli stanno scrivendo per dirgli di non mollare. «Qualsiasi scelta farà l’assemblea la rispetterò».

ALLA SEDE DEL NAZARENO ieri è arrivata Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto, presidente del Pd e ora reggente fino all’assemblea del 13 e 14 marzo che dovrà decidere il futuro del partito. Ha ricevuto la lettera ufficiale di dimissioni, riunito la segreteria per quella che è stata l’ultima riunione: da oggi tutti gli organismi decadono. Resta in piedi solo un esecutivo di emergenza con le due vicepresidenti Ascani e Serracchiani, il tesoriere Verini, Cecilia D’Elia e alcuni mebri della ex segreteria.

MA NONSI FERMANO LE TANTE riunioni di corrente, i contatti tra i dirigenti per tentare di arrivare a una soluzione in vista dell’assemblea: la soluzione più probabile è che venga eletto un segretario reggente per gestire il Pd fino a dopo le amministrative d’autunno: e a quel punto far partire il congresso con le primarie. Il nome che circola è sempre quello di Roberta Pinotti.

Ma al Nazareno, vista la situazione di grave emergenza, si inizia a ragionare sull’ipotesi di richiamare in campo un padre nobile come Walter Veltroni. L’obiettivo è avere un leader pienamente legittimato per gennaio, quando ci sarà l’elezione del presidente della Repubblica e – nel caso in cui venisse eletto Draghi – le elezioni anticipate.

UNA ROAD MAP STRETTISSIMA, da far tremare le vene ai polsi. Anche perché le dimissioni di Zingaretti hanno sì terremotato il Pd, ma non lo hanno certo pacificato. Il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci, dopo aver chiesto giovedì al segretario di ritirare le dimissioni, ieri aveva già archiviato la pratica: «Sono irrevocabili, l’assemblea dovrà trovare soluzioni per il nostro futuro».

Mentre il sindaco di Firenze Dario Nardella ora prova a chiamarsi fuori: «Io non mi sento chiamato in causa. I sindaci che hanno a che fare con le correnti? Se ci confrontiamo sui temi possiamo evitare gli scontri di potere sulle persone e anche sul segretario». Francesco Boccia, vicino al leader uscente, la vede molto diversamente: «È in gioco l’esistenza del Pd».

DOPO CHE IL SUO SILENZIO era parso a molti assordante, esce allo scoperto anche Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e probabile candidato segretario: «Non faccio parte di alcuna corrente. Con Nicola ci frequentiamo fin da ragazzi, lo stimerò anche se non ci ripenserà, ma credo che dimettersi sia una scelta sbagliata».

Bonaccini non si aspettava la mossa. Stava preparando la sfida congressuale, ma per farla dopo la pandemia, a fine anno. «In piena emergenza il Pd non può parlare di se stesso, un partito serve non se discute di sé, ma se affronta i problemi. E una classe dirigente è tale se non si divide in gruppi, ma si unisce per assumere decisioni».

I numeri dell’assemblea non sarebbero comunque a suo favore. Ma in questa fase – assicura chi gli ha parlato – «non ha alcuna intenzione di assumere la guida del partito». Lo zingarettiano Marco Miccoli lo incalza: «Queste cose poteva dirle a Nardella e a chi da settimane parla solo del Pd, di assetti e contro il gruppo dirigente».

LE SARDINE ANNUNCIANO per oggi alle 12 una «occupazione simbolica» del Nazareno, «devono aprire le porte alla società», annuncia Mattia Santori. Cuppi prepara l’assemblea: «I problemi indicati da Zingaretti restano, dovremo affrontarli. Mi auguro che sia una discussione franca, con la volontà di ricostruire, e con senso di responsabilità».