Garantisti sì, ma i leghisti non devono esagerare nella minimizzazione delle inchieste che li riguardano. Nicola Zingaretti non può rinunciare a fare delle vicende giudiziarie che si sono abbattute sul Carroccio negli ultimi giorni un argomento da campagna elettorale. «Salvini sta distruggendo l’Italia. Da quando governa c’è meno lavoro, ci sono più debiti, non c’è più crescita, ci sono più insicurezza e illegalità. Difende solo il suo partito imbarcando di tutto e non difende certo gli Italiani, più indebitati e isolati nel mondo. Ora vuole l’impunità quella classica dei potenti», scrive su facebook. Il riferimento è alla difesa che il vicepremier fa in mattinata del sindaco di Pinzolo, comune delle Dolomiti, colpito da divieto di dimora per un’indagine su un appalto sulle luminarie. Salvini attacca i giudici, come del resto sempre quando c’è un provvedimento che riguarda lui o il suo partito: «Neanche al peggior mafioso», dice, viene vietato di dormire a casa sua «per un eventuale problema di luci e addobbi natalizi», sono «provvedimenti esagerati e non so se sia un caso che mentre il centrodestra, e soprattutto la Lega, vincono e convincono in Trentino e in Italia, ci siano iniziative giudiziarie di questo genere».

Ma il vero bersaglio della polemica del Pd è Armando Siri, il sottosegretario ai Trasporti ormai senza deleghe – gliele ha ritirate il ministro Toninelli, in mezzo al malumore della Lega – che però resiste al suo posto nonostante l’inchiesta pesante che gli grava sulla testa, un’indagine per corruzione insieme all’imprenditore Paolo Arata, responsabile ambiente del Carroccio. Una vicenda che ruota intorno a una presunta tangente di 30 mila euro secondo gli inquirenti «data o promessa» in cambio di un emendamento (che non passò) sugli incentivi all’eolico. La Lega difende il suo uomo, ma con difficoltà che crescono di ora in ora, dalla tenaglia di Pd e 5 stelle, che marciano divisi. Ma colpiscono anche divisi. Entrambi chiedono le dimissioni del sottosegretario indagato.

Ma il partito di Zingaretti deve stare ben attento a non farsi arruolare nel conflitto fra le due forze del governo, ormai in rotta di collisione. Per questo nei giorni scorsi ha chiesto di tornare al voto e per questo al senato già in queste ore sarà depositata la mozione di sfiducia dem nei confronti dell’esecutivo Conte. «L’Italia è paralizzata da continui litigi di due ’alleati complici’ dello sfascio. Sono uniti solo dalle poltrone che occupano, ma non hanno nessuna idea sul futuro del Paese che ha bisogno di lavoro, investimenti infrastrutture e in maniera sempre più evidente di una politica estera», spiega il segretario Pd. «Questo teatrino fra M5S e Lega deve finire» dice Zingaretti. Dunque nessun gioco di squadra con il ’movimento’, neanche sotterraneo.

Il ragionamento è scoperto: la mozione di sfiducia, una volta arrivata in aula, di certo non passerà senza i voti dei grillini. Ma al Pd per il momento basta dimostrare al paese che gli alleati di governo fingono di litigare ma poi sono pronti a salvarsi l’un l’altro.

Oggi pomeriggio Zingaretti sarà a Castelvetrano, comune della provincia di Trapani sciolto per mafia nel giugno 2017, a sostenere la corsa di Pasquale Calamia, candidato sindaco del centrosinistra per le amministrative del 28 aprile. Sostiene il candidato un largo cartello di centro-sinistra: riunito in un’unica lista con candidati provenienti da Pd, Rifondazione comunista, Sinistra italiana e Partito Radicale. Una candidatura tutta nel segno della legalità. Calamia è il responsabile locale della fondazione Caponnetto e negli anni scorsi è stato oggetto di una lunga sequenza di atti intimidatori accertati dalle forze dell’ordine.