E’ la sua prima volta. In Calabria, da segretario, Nicola Zingaretti non aveva mai messo piede. Il presidente uscente Mario Oliverio l’aveva più volte spronato. Lunedì a Roma in un incontro riservato gli aveva detto: «Vieni in Calabria, la scoprirai diversa da come qualcuno te la racconta». E, alla fine, Zingaretti a Lamezia è atterrato davvero. Ma per incontrare Pippo Callipo. Lui è il coniglio tirato fuori dal cilindro dalla troika dem di stanza in Calabria da sei mesi, il commissario Stefano Graziano e Nicola Oddati, responsabile per il Sud. Sono coloro i quali hanno dato il foglio di via ad Oliverio. E, di buon mattino, i quattro varcano lo stabilimento di Maierato. Il cielo è plumbeo. L’aria è frizzante. Gli ospiti, accompagnati dal «re del tonno», indossano cappello e tuta bianca col marchio di fabbrica. Un grande spot per l’industria di Maierato, fiore all’occhiello della Giacinto Callipo Conserve Alimentari Spa. Qui Callipo ha costruito le basi del suo impero, poi allargatosi a turismo e sport. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Dal 20 settembre 2018, giorno dell’apertura del processo, l’imprenditore è chiamato a difendersi dalla contestazione di omicidio colposo. I fatti avvennero proprio nei capannoni dello stabilimento di Maierato. La morte è quella di Antonio Gaglioti, operaio 49enne di Pizzo, deceduto dopo dieci giorni di coma a causa dell’incidente sul lavoro del 3 dicembre 2015.

L’accusa contestata a Callipo è «negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza della normativa antinfortunistica». L’operaio stava sostituendo i vetri sopra il capannone per poi precipitare da un’altezza di cinque metri in assenza, secondo la procura, di cinture di sicurezza e di sistemi di protezione adeguati.

Ma delle grane giudiziarie di Callipo non si parla. E’ il giorno dell’investitura ufficiale da parte del segretario dem. E la festa non va rovinata. «Dobbiamo voltare pagina. In Calabria è tempo del lavoro e del riscatto. Nel mondo tanti figli di questa terra stanno creando ricchezza. Questa è la grande forza che rappresenta la novità di una personalità come Pippo Callipo» s’infervora Zingaretti. «Non è il candidato del Pd- aggiunge – ma noi lo sosteniamo perché aderiamo alla sua idea di allargare il campo per garantire alla Calabria un futuro di sviluppo, lavoro e legalità.

L’appello che faccio, non solo ad Oliverio, ma a tutte le forze di governo, è all’unità. Non possiamo regalare una terra bellissima alle destre».
E’ l’invito ai 5 Stelle a mollare l’economista Francesco Aiello e ad insaccarsi nella rete dell’imprenditore ittico. Ma in casa grillina reagiscono malamente: «Loro ci propongono di confluire con Callipo? E allora noi proponiamo al loro vecchio candidato Maurizio Talarico di entrare in lista con noi». Non è il gioco del rubamazzo. E’ la nuova puntata di questa soap elettorale. In cui non si parla di programmi, di idee e di valori, ma solo di schieramenti. No comment, ad esempio, sull’immigrazione. Eppure, 30 km più a sud, in quelle stesse ore decine di migranti, al grido «Vogliamo documenti, case e diritti», bloccavano l’accesso al porto di Gioia Tauro.

Ma nel regno del tonno il dramma dei braccianti di Rosarno è un tabù. Dopo un pranzo in mensa, la sfilata dem si trasferisce in un albergo di Lamezia per il battesimo ufficiale della candidatura. A pochi chilometri c’è la mega sede del comitato elettorale Oliverio presidente. Lui è già in rampa di lancio con 5 liste. Ma i 200 del T-Hotel guardano soprattutto ad Arcore. E’ lì che si tiene il rendez vous tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi per decidere l’aspirante presidente della destra. In ballo ci sono Mario Occhiuto, Maria Limardo e Sergio Abramo. E’ un derby tra sindaci di Forza Italia. Alla fine i tre decidono di non decidere.«Entro la settimana ci sarà il quadro su tutto». E chissà che, rinvio dopo rinvio, non valga il vaticinio di Salvini da Anversa, qualche giorno fa: «Callipo sarebbe stato per noi un ottimo candidato. Sono arrivati prima quelli del Pd». Il trasversalismo di Calabria che non muore mai.