«Spirito inclusivo», volontà «di non contrapposizione». Nella giornata in cui il governo giallobruno rischia di rompersi l’osso del collo sul dossier Tav, Nicola Zingaretti continua a tessere la sua tela per le europee. Con un occhio anche alle prossime politiche, in un futuro lontano ma forse non lontanissimo, quando dovrà reinventarsi un’alleanza di centrosinistra larga, aperta al centro e a sinistra, e ricomprendere quelli che oggi si sfilano dal «listone europeista». Niente risse dunque. Un equilibrio difficile da tenere visto che il 26 maggio il Pd dovrà combattere all’ultimo voto per vincere la gara per il secondo posto, lo spareggio diretto con M5S.

AD AGGIUNGERE DIFFICOLTÀ a questa mission impossible c’è l’ondivago Carlo Calenda. L’ultimo tweet della sera di mercoledì dell’ex ministro è un elogio a Zingaretti e una professione di ottimismo sul listone Siamo europei («Sono convinto che ce la faremo»). Il primo tweet del mattino invece è un appello a Macron, anche in francese: «Caro Emmanuel Macron, abbiamo letto l’appello per un Rinascimento Ue. Molte cose sono in comune con il nostro manifesto Siamo Europei, sottoscritto da 200mila cittadini e dal Pd. Sei pronto ad accogliere le nostre idee perché l’appello diventi realmente europeo?». La cosa, data la giornata politicamente concentrata su Palazzo Chigi, potrebbe essere derubricata fra le notizie minori.

MA VA SEGNALATA la coincidenza con le mosse di Renzi. Intervistato dal Corriere della sera giura lealtà al nuovo segretario mentre annuncia la nascita della Matteo Renzi Foundation. Poi nel pomeriggio twitta di aver firmato il manifesto di Macron. Dopo di lui a tamburo battente un gruppetto di renzianissimi fanno altrettanto: Giachetti, Marcucci, Anna Ascani e Gozi. Fingendo di non capire che la corsa macroniana è tutta a scapito dei socialisti: in Francia e anche in Italia.

MA LA PAROLA D’ORDINE di Zingaretti è «non contrapposizione». Risuona anche nell’incontro con Frans Timmermans, il candidato presidente dei Socialisti e democratici (ex Pse) e vicepresidente della commissione europea volato a Roma per incontrare il nuovo segretario Pd. Alla fine del colloquio i due parlano alla stampa con una voce sola: «Sono molto contento che in Francia c’è un presidente europeista e che vuole riformare l’Europa. Quindi sono molto contento che lui abbia scritto questo manifesto», dice il socialdemocratico olandese. «D’altra parte per le politiche europee dobbiamo fare riforme che abbiano risultati immediati per i cittadini. Macron parla di cambiare le strutture, io parlerei di un reddito minimo europeo e il lavoro». E Zingaretti: «È utile e positivo che ci sia un fronte larghissimo in difesa dell’Europa e che a promuoverlo sia il presidente di una nazione come la Francia. Considero il Manifesto di Macron un elemento di ricchezza». Dunque la firma di Renzi sul manifesto francese «non è divisiva».

IL NEOSEGRETARIO SMINA il campo. Ma è chiaro che tanto Calenda quanto i renziani usano Macron per avvertirlo di non buttarsi troppo a sinistra: nelle liste per le europee (ieri Giuliano Pisapia ha dichiarato una generica disponibilità) e in generale nella collocazione politica del nuovo Pd. Zingaretti fa lo slalom fra i fuochi: «Ho sottoscritto e condivido l’idea di Calenda di aprire una fase unitaria – spiega – Continueremo a lavorare per fare liste più aperte, ricche e inclusive possibile, pescando non solo nella società ma anche negli attori politici disponibili». Lui vorrebbe «che nessun voto andasse disperso» – il quorum è al 4 per cento – ma se i partiti fratelli, o fratellini, vogliono correre da soli «dovremmo viverlo non in una chiave di tensione e di polemiche. Gli avversari sono i sovranisti».

FUORI DAL PD in effetti i giochi si stanno chiudendo. +Europa si avvia a correre sola, sperando di attirare all’ultimo Calenda; Verdi e Italia in comune (il movimento civico di Pizzarotti) hanno già chiuso l’accordo e invitano Possibile a essere della partita. Per decidere, Possibile ha convocato un referendum fra gli iscritti. Più a sinistra, dopo il ritiro di De Magistris e Potere al popolo dalla competizione europea, Sinistra italiana e Rifondazione comunista lavorano a una convergenza.