Alla fine il miliardo in più necessario per il sistema sanitario nel 2016 non è saltato fuori, ma l’incontro del governo con i presidenti di Regione ha segnato comunque un punto a favore del premier Matteo Renzi. Che è riuscito a “disinnescare” la contestazione accesa qualche giorno fa da Sergio Chiamparino. Il coordinatore dei governatori ha giudicato il vertice «positivo», e subito dopo l’esecutivo ha fatto sapere che il decreto «Salva Regioni» – lasciato in stand by per tutta la giornata proprio per aspettare l’esito del confronto – verrà inserito nell’ordine del giorno del consiglio dei ministri di domani. A contestare la legge di Stabilità sono rimasti solo i governatori del centrodestra, il trio Maroni-Zaia-Toti, che parlano di «aria fritta» e di un faccia a faccia «insoddisfacente».

Sin dall’uscita di lunedì di Chiamparino – «Il sistema Regioni è a rischio sopravvivenza» – il premier aveva tentato di rompere il fronte dei governatori, e ieri il presidente del Piemonte, almeno stando a quanto facevano sapere dalla maggioranza Pd, già all’inizio della riunione si è trovato più isolato, con colleghi come Rossi o Emiliano che nel frattempo si erano ammorbiditi ed erano diventati più dialoganti. Ma retroscena a parte, l’escamotage per smorzare la protesta sulla sanità si è individuato nella costruzione di un «percorso», da qui all’approvazione della legge di Stabilità, e di due tavoli tecnici, sui farmaci e i costi standard, che dovranno ridisegnare le spese sanitarie per fare in modo che quel miliardo salti fuori.

Che il problema non sia stato concretamente risolto, ma che il giudizio della presidenza delle Regioni sia comunque positivo, lo conferma lo stesso Chiamparino in conferenza stampa dopo l’incontro, a cui aveva partecipato il premier Renzi, affiancato dai ministri della Salute, dell’Economia e della Pubblica amministrazione: «La valutazione di questo incontro è positiva, per la tempestività e perché è stata stabilita un’intesa di percorso e di merito che ci può portare a condividere la legge di stabilità», spiega quindi Chiamparino, anche se «rimangono due i problemi: i 4,2 miliardi di tagli che derivano dal pregresso – due miliardi incidono per il minor aumento del fondo sanitario, il resto insiste sugli altri comparti – mentre il secondo tema è la sanità: c’è un aumento di un miliardo. I conti dicono che il costo complessivo da coprire è di 2 miliardi tra contratti, farmaci innovativi, Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr)».

Problemi che verranno appunto affrontati nei tavoli tecnici, che lavorano su alcuni punti del Patto per la salute già firmato in passato da governo e Regioni, e quindi in quella sede – dice Chiamparino – «si capiranno le ricadute finanziarie di questo lavoro, e se quel miliardo già stanziato può essere sufficiente, o se invece dovrà essere implementato nel 2016, e poi negli anni successivi».

Nelle risorse per la sanità, ha fatto sapere il governo, non dovranno essere considerati 120 milioni stanziati per il rinnovo del contratto, finanziati a parte.

Questa mattina si riunirà la Conferenza delle Regioni, per discutere l’esito dell’incontro di ieri, e Chiamparino ha annunciato che proporrà di dare «un parere positivo sulla Legge di stabilità dietro l’accoglimento di alcuni emendamenti». «Capisco che possano prevalere ragioni di appartenenza politica – ha poi detto Chiamparino, a chi gli faceva notare che alcuni governatori sono usciti delusi dall’incontro e hanno parlato di «aria fritta» – ma quando vedo che il metodo è quello giusto o lo sono alcuni fatti di merito come i 120 milioni previsti per i contratti sanitari, se questa è aria fritta, mi viene voglia di dire “viva l’aria fritta”».

Il governatore della Lombardia Roberto Maroni, pur confermando che ai tavoli la sua regione sarà comunque presente, spiega il perché della sua delusione: «Aria fritta, le solite promesse ripetute – dice riferendosi all’incontro – Abbiamo chiesto di aumentare il fondo che è stato ridotto, ci hanno detto di no. Abbiamo chiesto di attuare i costi standard, ci hanno detto che si farà un tavolo che forse nel 2016 porterà a qualche risultato. Quindi per parte mia assoluta insoddisfazione».

Stesse critiche dal governatore ligure Giovanni Toti e dal veneto Luca Zaia: «Grandi risate non ce ne siamo fatte», dice Toti, riferendosi alla battuta di Renzi («Ora con le Regioni ci divertiamo»). E Zaia conclude: «Io non chiedo un miliardo o mezzo miliardo, ma che si premino i virtuosi e si puniscano gli spreconi. Oggi invece il metodo è tagliare a tutti».