L’ammissione di colpa da parte degli iraniani non chiude di certo la partita con Kiev. Secondo gli esperti ucraini al momento del loro arrivo a Teheran giovedì, il governo degli ayatollah aveva già fatto bonificare il territorio dove era avvenuto lo schianto con dei bulldozer per nascondere le proprie responsabilità. Un dettaglio confermato anche da Elizabeth Palmer della Cbs: «Quando la nostra troupe ha visitato il sito dell’incidente a ovest di Teheran praticamente tutti i pezzi dell’aereo erano stati rimossi il giorno prima. Niente nastri nel perimetro dell’incidente. Non c’era nessun segno di investigazione» ha segnalato la giornalista.

ANCHE PER QUESTO la delegazione del paese slavo aveva rifiutato l’altro ieri di visionare la scatola nera offertagli dalle autorità iraniane quando ormai era diventato impossibile negare ogni responsabilità. Il presidente ucraino Volodmyr Zelensky lo ha sottolineato affermando che restano da «chiarire molti elementi contraddittori se addirittura un tentativo di occultare le prove» da parte iraniana. L’opposizione di Petr Poroshenko è comunque scontenta dell’approccio di Zelensky e lo accusa di essere stato troppo morbido e cauto nei confronti del regime teocratico.

Attacco respinto dall’entourage del presidente: «Zelensky sapeva, e con dovizia di particolari, quanto era avvenuto ma ha inteso proteggere il lavoro dei nostri inquirenti» sostiene una nota del suo ufficio stampa. Una linea moderata che il leader ucraino sembra voler mantenere. «Per noi il caso politico è chiuso, ora si tratta di accertare fino in fondo le responsabilità e punire i colpevoli» ha affermato Zelensky.

SI APRE PERÒ UNA FASE comunque complessa perché difficilmente Kiev accetterà la tesi iraniana della responsabilità individuale. Allo stesso tempo Zelensky vuole giocarsi questa posizione di vantaggio per riaprire la controversia con Mosca sull’abbattimento del jet malese nel 2014 nei cieli del Donbass, internazionalmente attribuito ai russi ma la cui responsabilità è sempre stata respinta dal governo di Putin.

 

Il ricordo delle vittime del Boeing ucraino a Kiev (Afp)

 

IERI AD AGGIUNGERE TENSIONE è stato emesso un allarmato comunicato del governo del Kazachstan. L’agenzia Tass riporta gli stralci di una informativa del ministero della Difesa del paese centroasiatico in cui si informa che «il 9 gennaio durante esercitazioni dell’esercito russo in un sito preso in affitto sul territorio kazaco, in conformità con gli accordi tra Kazachstan e Russia del 1995, i rottami di un missile sono caduti fuori delle aree designate». Un incidente, per fortuna senza vittime, che però accresce la preoccupazione dell’opinione pubblica sulla limitata affidabilità della macchina bellica russa resa già evidente dall’incidente nucleare di qualche mese fa a Murmansk.

In questo quadro, si è tenuto ieri l’atteso incontro al Cremlino tra Angela Merkel e Vladimir Putin. Al termine dell’incontro i due leader hanno riferito alla stampa dei temi dibattuti.

SULL’AEREO UCRAINO MERKEL ha osservato che l’ammissione di colpevolezza iraniana «è stato un passo importante». Per il capo del Cremlino la crisi apertasi la scorsa settimana in Iran è comunque fonte di preoccupazione. Per Putin la guerra condurrebbe a nuovi grandi flussi di rifugiati non solo in Europa. «Non sarebbe solo una catastrofe umanitaria o catastrofe interreligiosa, ma anche una catastrofe economica» ha sostenuto il presidente russo.

 

Putin e Merkel ieri a Mosca (Afp)

 

Per quanto riguarda la Libia, Putin non ha più negato la presenza di mercenari russi nel paese nordafricano però ha voluto chiarire che «se ci sono cittadini russi, non rappresentano gli interessi dello Stato russo e non ricevono denaro dalla Russia». E ha convenuto sulla necessità di una conferenza di pace a Berlino lanciata proprio dalla Germania.

SI È PARLATO anche di North Stream 2 dopo le sanzioni Usa che hanno bloccato la costruzione del gasdotto russo-tedesco. Merkel e Putin hanno confermato la volontà di giungere al completamento dei lavori della pipeline entro la primavera del 2021. La leader tedesca ha anche lanciato un appello agli Usa: «Non dipendiamo dalla Russia per approvvigionamento di gas, Trump ci ripensi».