Un’altra giornata di guerra tra bombe, negoziati infiniti e senza una reale prospettiva di successo, viaggi annunciati e giornalisti morti. Ieri è giunta infatti la notizia che Pierre Zakrzewski, cameraman di Fox News, è morto nello stesso incidente vicino Kiev che ha coinvolto il corrispondente Benjamin Hall, a cui è stata amputata una gamba. Morta anche la giornalista ucraina Alexandra Kuvshinova: secondo l’agenzia di stampa ucraina Unian, sarebbe rimasta uccisa in seguito all’attacco russo nel nord ovest di Kiev. La Fox, ha riferito ieri la Cnn, non ha ancora confermato se Kuvshinova stesse lavorando con il team dell’emittente americana.

A KIEV I BOMBARDAMENTI non si fermano (attaccato un altro palazzo residenziale, e da ieri sera è stato deciso un coprifuoco di 36 ore). Anche a Mariupol la situazione è tragica e lo è ormai da giorni: le forze russe – lo riporta la Tass – avrebbero preso il controllo di Berdiansk, città portuale di oltre centomila abitanti sul mar d’Azov, a 80 km a ovest di Mariupol. E sempre a Mariupol – secondo il vice sindaco – le truppe russe starebbe tenendo in ostaggio 400 persone, tra medici e pazienti all’interno di un ospedale. Dalla città, da giorni al centro di feroci combattimenti, sarebbero riuscite a uscire almeno duemila auto, ma sarebbero 350mila le persone intrappolate e impossibilitate a fuggire.

Più di 100 autobus che trasportano civili hanno lasciato la città assediata di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, per una zona sicura, secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa. L’evacuazione – ha spiegato a Reuters il portavoce – consiste in due convogli separati diretti a Poltava, nell’Ucraina centrale.

SUL FRONTE DIPLOMATICO anche ieri è stata una giornata durante la quale Zelensky ha detto parecchio cose. Intanto, parlando con i leader della Joint Expeditionary Force (un corpo di spedizione militare guidato dal Regno Unito), ha detto che ormai «È chiaro che l’Ucraina non è un membro della Nato. Lo capiamo. Per anni abbiamo sentito parlare della presunta porta aperta, ma abbiamo sentito dire che non dovremmo entrarvi. È vero. Va riconosciuto. Comprendiamo che non siamo nell’Alleanza».

Poi a Trudeau ha detto che «Le sanzioni che avete imposto non hanno fermato la guerra, noi vi chiediamo di fermare le bombe e voi “esprimete la vostra profonda preoccupazione e ci chiedete di resistere ancora un po’?” Potete immaginare cosa significa per i vostri bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i giorni? Vedere le vostre città distrutte? La vostra gente morire? Immaginate se qualcuno occupasse Vancouver come stanno facendo con Mariupol, rimasta senza acqua, cibo, elettricità?».

Parole – specie quelle con le quali Zelensky è tornato a chiedere una no fly zone – che saranno sicuramente dibattute la prossima settimana, quando è previsto l’arrivo di Biden in Europa per partecipare a una riunione della Nato e al consiglio europeo. Sul tema ha risposto ieri il capo della Nato Jens Stoltenberg secondo il quale un attacco o un attacco accidentale contro uno stato membro scatenerà la «risposta dell’intera alleanza». Parlando in una conferenza stampa prima di una riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles, Stoltenberg ha affermato che «il compito principale della Nato è proteggere e difendere tutti gli alleati» e che «c’è sempre il rischio di incidenti: se accadono, dobbiamo assicurarci che non sfuggano al controllo».

I NEGOZIATI, intanto, proseguono; ieri Ihor Zhovkva, vice capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al canale televisivo N24 ha spiegato che «Sono in corso i negoziati tra le delegazioni. Nei primi round la Russia non era pronta ad ascoltare la nostra posizione, ha posto degli ultimatum: che l’Ucraina deve arrendersi, deporre le armi, che il nostro presidente firmerà una resa. Ora, la Russia ha un tono un po’ diverso. La posizione ucraina è stata ascoltata, i negoziati sono diventati più costruttivi. Stiamo parlando di un accordo futuro, di certe garanzie per l’Ucraina dopo la fine della guerra. Siamo moderatamente ottimisti, ma comprendiamo che un grande passo avanti in questi negoziati sarà raggiunto con la partecipazione dei capi di stato».

MA QUESTO MODERATO ottimismo è stato gelato da Putin che non sembra disposto a scendere ad alcun compromesso: «L’Ucraina non è seria nel voler trovare una soluzione mutualmente accettabile», ha detto il presidente russo, secondo quanto riporta il Cremlino – citato dall’agenzia Bloomberg – riferendo della conversazione con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel.

Errata Corrige

Kiev bombardata dai raid russi nei suoi quartieri residenziali impone un coprifuoco di 36 ore e riceve i premier
di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia. A Mariupol 350mila intrappolati. Zelensky si dice ottimista sui negoziati ma ammette: «Riconosciamo che non saremo nella Nato». In Italia una circolare dello Stato maggiore impartisce nuove disposizioni operative a tutti i comandi: «Addestrarsi a combattere»