Attore fino a quel momento di non travolgente successo, Volodomyr Zelensky si è svegliato alla sua seconda vita – nel primo episodio di Sluha NaroduServitore del popolo – in canottiera e con il volto di marmo di Plutarco. Professore di storia nella finzione, compare per la prima volta addormentato con un libro dello storico greco sulla faccia. Quindici minuti dopo Zelensky alias Vasyl Petrovych Goloborodko era già presidente dell’Ucraina. Intento a scegliere l’orologio giusto per la prima conferenza stampa, lo vediamo recitare la battuta per cui la serie è stata immediatamente cancellata dalla televisione di Mosca: «Putin is a Hublot?» che in russo suona come «Putin è un testa di cazzo?».

I diritti per trasmettere in Italia la serie Servitore del popolo sono stati acquistati da La7, la notizia è di ieri. Ma sono già alcuni giorni che la popolarità del (vero) presidente ucraino ha spinto le televisioni di tutto il mondo a cercare Eccho Rights, la società di Stoccolma che distribuisce il programma prodotto dallo studio fondato da Zelensky, Kvartal95. Mercoledì scorso Netflix Usa, che lo aveva in catalogo anni fa, ha annunciato su twitter: «L’avete chiesto e allora torna Servant of the people». Nel Regno unito Channel 4 ha trasmesso i primi tre episodi il 6 marzo scorso, in Francia e Germania è disponibile su Arte già dallo scorso novembre, in Grecia, Albania e Tunisia da qualche giorno, in Spagna è stata Mediaset ad annunciare tre giorni fa l’acquisto.

Quando nel 2015 la prima stagione di Servitore del popolo fu trasmessa in Ucraina (ci sarebbero state poi altre due stagioni), il proprietario della televisione che la mise in onda aveva da poco marciato su Kiev scortato da un esercito privato. L’oligarca Igor Kolomoisky, uno degli uomini più ricchi del paese con interessi nel petrolio, nelle banche (era il proprietario del maggior istituto del paese, poi nazionalizzato), nelle compagnie aeree e anche nelle tv, era allora il governatore della regione di Dnipropetrovsk (oggi Dnipro) e aveva preso male la decisione del presidente Poroshenko di licenziare l’amministratore della società di stato per il trasporto del petrolio, un suo uomo di fiducia. Kolomoisky aveva a disposizione per la sortita (bloccata dalle forze regolari) un battaglione di duemila uomini addestrati e ben armati, parte dell’esercito da lui finanziato per combattere i russi nelle regioni di confine. Truppe apertamente neonaziste, come il noto battaglione Azov oggi incorporato nella guardia nazionale, di cui Kolomoisky, ebreo, è stato tra i primi finanziatori.

Kolomoisky è anche il principale finanziatore del partito nato dalla serie lanciata proprio dalla sua tv, il partito che Zelensky ha chiamato con lo stesso nome, Servitore del popolo, e che in due anni lo ha condotto a diventare davvero presidente dell’Ucraina. Durante la campagna elettorale i suoi legami con l’oligarca gli sono stati rinfacciati, soprattutto dal suo avversario Poroshenko, ma questo non ha impedito a Zelensky di recitare la parte del moralizzatore contro l’establishment, che poi è la stessa parte del suo personaggio nella serie tv. Ma è con la pubblicazione dei Pandora papers nell’autunno del 2021 che le accuse hanno preso la sostanza di movimenti di denaro, partiti da società offshore riconducibili a Kolomoisky verso società offshore (stabilite alle Isole Vergini, Cipro e Belize) di cui sono considerati titolari Zelensky e i suoi partner nella società di produzione Kvartal95. Movimenti in milioni di dollari e in coincidenza con l’acquisto da parte della tv 1+1 della serie destinata al travolgente successo. La serie che prossimamente si potrà vedere in televisione – senza andarla a cercare su Youtube – in mezzo mondo. Anche in Italia, su La7.