Manuel Zelaya, ex presidente dell’Honduras (2006-2010), venne estromesso dal potere da un colpo di stato nel 2009. Ora coordina «l’Alleanza d’opposizione contro la dittatura», coalizione elettorale di centrosinistra che sostiene il candidato Salvador Nasralla contro José Orlando Hernández, attuale presidente che cerca un secondo mandato col Partito nazionale.

Il conteggio finale dei voti espressi il 26 novembre, realizzato dal Tribunale supremo elettorale (Tse), ha dato la vittoria a Hernández col 42,98%, contro il 41.39% del suo rivale, ma dopo una «caduta del sistema informatico» e denunce di brogli, Nasralla, sostenuto dai suoi simpatizzanti nelle piazze, non ha riconosciuto i risultati e ha chiesto di ricontare le schede.

Come interpreta quanto è successo in Honduras dopo il voto del 26 novembre, le falle del sistema, i presunti brogli, le proteste e l’imposizione dello stato di emergenza e del coprifuoco?

Si tratta di un assalto al potere da parte di quelli che già lo hanno assaltato nel 2009, cioè c’è una continuità col golpe.

Il Tse ha annunciato che verificherà 5.100 schede che erano state mandate dopo la caduta del sistema informatico. Accettate questo conteggio?

Noi esigiamo che si ricontino tutte le schede e tutti i voti perché abbiamo rilevato, con prove, un inquinamento dei server, dei database, delle trasmissioni, dei registri. Tutto è compromesso. Allora chiediamo che si controllino tutte le schede, voto per voto. L’Honduras è un paese piccolo, è fattibile, si può fare in tre giorni, rapido.

C’è un parallelo tra la situazione che ha vissuto in prima persona nel 2009 con il golpe?

Beh sì, sono gli stessi che stanno al potere. Anche se sono stati sconfitti. Il Tse, il giorno delle elezioni, ha dichiarato che eravamo 5 punti sopra ed era stato scrutinato il 70% dei voti. E adesso, dopo, si spengono per tre giorni i server e ci dicono che stiamo perdendo…

La possibilità di rielezione del presidente Hernández, permessa da una sentenza della Corte costituzionale, è un tema controverso. È legale? Quando c’è stato il golpe contro di lei, s’era giustificato col falso argomento secondo cui cercava una rielezione non permessa dalla Costituzione.

Sì, è strano che solo adesso sia stata violata chiaramente la Costituzione. Gli organismi internazionali, per esempio, mantengono il silenzio. Qui siamo in uno stato d’eccezione, la gente è per le strade, ci sono morti, omicidi e anche il dipartimento di Stato Usa non dice niente. Penso che stiano avallando i brogli e dopo dicono che stanno difendendo la democrazia. Ma se fossimo in Nicaragua o in Venezuela, già ci avrebbero mandato i marines con tutto quello che è successo…

Avete notato ingerenze particolari degli Stati uniti in queste elezioni?

Sì, qui siamo in paesi sotto il dominio del dollaro. Va detto che loro gestiscono tutto da queste parti, di certo.

Cosa pensa del fatto che alcuni settori della polizia si sono rifiutati di ubbidire agli ordini e di accettare lo stato d’eccezione imposto dal presidente per fermare le manifestazioni?

Dico che non si può governare con un popolo contro e la stessa polizia ha detto che non avrebbe represso il popolo anche se il presidente gliel’ha ordinato.

D’altro canto ci sono i militari per le strade e ci sono stati vari morti.

Le violazioni ai diritti umani in questo paese sono gravi, siamo catalogati a Ginevra come paese violatore dei diritti umani, le cose stanno così.

Che ruolo hanno svolto gli osservatori elettorali della Ue e dell’Osa?

Solo qualche ora fa gli osservatori della Ue e dell’Osa (Organizzazione stati americani ndr) hanno stilato un buon resoconto. Prima di ciò sono stati molto deboli, indifferenti.

Gli osservatori hanno chiesto la revisione delle schede, più flessibilità sui tempi d’impugnazione e un processo trasparente. È stato grazie alle proteste?

Beh, loro hanno visto, si sono accorti di come si gestisce il tema dei documenti elettorali, della manipolazione, dei computer e ora sono coscienti di cosa succede. Anche l’Osa.

Perché ha deciso di sostenere Nasralla?

C’è una convenienza politica, abbiamo fatto un’alleanza per battere la dittatura.

Vi chiamate Alleanza contro la Dittatura. C’è una dittatura in Honduras?

Qua ci sono leggi militari che invadono l’ambito civile. Sono state sospese le garanzie costituzionali, il potere si è centralizzato, il dibattito è sospeso, così come la democrazia. Io sono deputato e pure in Parlamento ci sono seri limiti alla democrazia. Mentre gli indici di violenza sono altissimi. Hanno saccheggiato lo Stato e violato la Costituzione. Il presidente non poteva candidarsi e l’ha fatto lo stesso e ora sta vincendo con i brogli. Qui c’è una dittatura ben costruita, avallata da Washington.

Accetterete il risultato del riconteggio?

Il Tribunale e i risultati sono inquinati, non lo accettiamo.

Qual è la proposta quindi?

Il riconteggio totale dei voti per dare trasparenza al sistema.

Tornare al voto è una possibilità?

Ci vorrebbero leggi ad hoc per questo, ma sarebbe un’opzione che accetteremmo.

Dopo il golpe del 2009 e due governi di destra, di cosa ha bisogno l’Honduras per voltare pagina?

La strada è la democrazia, dare alla gente, al popolo, l’opportunità di esprimersi, d’essere consultati. Si deve passare a una democrazia partecipativa in cui il popolo prenda le decisioni. Il governo non funziona più, ai governi vanno tolte facoltà per restituirle al popolo.

In Honduras s’è vissuta un’epoca dura, di grande repressione. Qual è la sua opinione sul caso Berta Cáceres?

Come ho detto, l’Honduras viene condannato per violazione dei diritti umani e in questo contesto è stata uccisa un’attivista che difendeva l’ambiente come Berta Cáceres.