Un centrosinistra ampio, in Sardegna e nel resto d’Italia, per battere le destre. No alle vocazioni maggioritarie che hanno imbrigliato il Pd e invece dialogo con forze e orientamenti, «senza inseguire però altri sul terreno delle promesse facili e della semplificazione spinta di problemi complessi». Centrosinistra largo, quindi, e insieme no a ogni possibilità di alleanza con M5S. Specificamente in Sardegna, poi, rimodulazione di alcune scelte della giunta di centrosinistra uscente, in particolare in materia di sanità e di gestione delle emergenze economiche e sociali dei territori più svantaggiati dell’isola, e conferma della legislazione di tutela delle coste.

Lei non è iscritto al Pd e la sua coalizione somiglia più all’Ulivo di Prodi che al Pd autosufficiente di Renzi. Crede che la stagione del renzismo debba essere definitivamente archiviata?
Quella che mi sostiene è una coalizione, non un partito. Non amo le etichette, lavoro e ho sempre lavorato per un centrosinistra ampio, che abbia la capacità di confrontarsi al proprio interno ma poi sappia dimostrare unità nelle politiche da proporre e portare avanti al servizio delle cittadine e dei cittadini. Il mio obiettivo è sempre stato questo.

La sua è una colazione di centrosinistra. Alcune forze di sinistra, però, sono rimaste fuori. Rifondazione e Pci si sono uniti in un’alleanza, Sinistra sarda, che ha un suo candidato governatore.
È lo storico problema del centrosinistra. Discutiamo talmente tanto che c’è chi perde di vista l’obiettivo importante, porre un argine alla deriva a destra che sta prendendo piede in parte dell’Italia e dell’Europa. Vale ancora di più oggi in Sardegna, dove i ministri vengono a fare campagna elettorale per la Lega e nel frattempo si porta avanti l’autonomia di alcune regioni del centro nord, che comporterà un ulteriore divario nel Paese.

Lo slogan della sua campagna elettorale è “Tutta un’altra storia”. Tutta un’altra storia rispetto alle politiche della destra populista che governa l’Italia?
La mia storia personale e politica è sempre stata tutta un’altra storia rispetto alla destra. Non è questione di slogan, è questione di azione politica quotidiana.

Tutta un’altra storia anche rispetto alla giunta Pigliaru, alla sua riforma della sanità molto discussa?
Tutta un’altra storia rispetto agli ultimi 40 anni. La nostra idea di Sardegna è legata a una Regione accanto agli enti locali, in grado di sbloccare risorse e di dare risposte certe e veloci alle cittadine e ai cittadini, alle imprese, a chiunque voglia dare il proprio contributo per uno sviluppo sostenibile e per la creazione di occasioni di lavoro giusto e stabile. Sulla sanità ho avuto modo di criticare l’impostazione della riforma in tempi non sospetti. Penso che si debba lavorare per garantire la cura e l’assistenza nei territori e soprattutto per avere un malato in meno che domani debba rivolgersi alle strutture ospedaliere. Penso quindi a una riforma della salute e della prevenzione, non basata su semplici calcoli ragionieristici. Servono azioni basate sulla promozione di stili di vita sani, sull’educazione alimentare sin da bambini, sull’attività fisica a tutte le età, sul miglioramento dei trasporti pubblici per far diminuire gli incidenti stradali, sulla sicurezza sul lavoro, sulla lotta all’inquinamento, sulla salubrità dei territori. E non bisogna dimenticare che cinque anni fa la Giunta regionale del centrodestra ha portato al quasi commissariamento della sanità in Sardegna.

Lei fa il sindaco di Cagliari. La sua candidatura è stata lanciata da un vasto schieramento di amministratori locali. Gli stessi che in tante zone dell’isola combattono contro la piaga dello spopolamento. La giunta Pigliaru ha fatto abbastanza?
Gli interventi sugli istituti scolastici, con il programma di riqualificazione Iscola, sono stati importanti. Ma abbiamo il dovere di fare sempre meglio. Servono politiche attive per il lavoro, che puntino sull’innovazione e sull’occupazione, con un’attenzione particolare al mondo femminile, a quello giovanile e dalle persone fuoriuscite dal mondo del lavoro. Dobbiamo recuperare i ragazzi che non si iscrivono alle scuole superiori con interventi incisivi, puntare sulla formazione post-scolastica per preparare al meglio i giovani a incrociare l’offerta di lavoro in qualunque settore, dal turismo all’agroalimentare di qualità all’innovazione tecnologica. Saranno fondamentali i presidi sanitari, di prevenzione e cura diffusi nel territorio e un sistema di trasporto capillare, insieme a interventi importanti sulle strade e sulle ferrovie per migliorare i collegamenti. Serve lavoro, ma anche qualità della vita nei territori: biblioteche, punti di aggregazione, impianti sportivi.

Nel suo programma che cosa è previsto per trasporti e metanizzazione della Sardegna?
Servirà un ragionamento forte con il Governo nazionale, alla pari, per sancire il diritto dei sardi alla mobilità. Vale per la continuità aerea, che dovrà essere discussa in Europa con accanto lo Stato, come succede per la Corsica e le Baleari con Francia e Spagna. Sono necessari poi interventi infrastrutturali per l’adeguamento degli aeroporti, indispensabile per fare in modo di poter accogliere i flussi di passeggeri previsti in crescita per i prossimi anni. Vale per la continuità marittima, per cui chiederemo con forza al Governo che la Regione possa gestire i 73 milioni di euro della convenzione per il trasporto marittimo, decidendo noi collegamenti e tariffe. È fondamentale per le persone ma anche per le merci: dobbiamo fare in modo che le imprese sarde possano competere con le proprie eccellenze sui mercati mondiali partendo dallo stesso livello delle altre, non indietro per motivi legati alle infrastrutture, ai costi dei trasporti verso il continente e ai costi energetici. Sull’energia non ho troppa fiducia nel Governo e, nell’attuale situazione altalenante, penso che dovremmo gestire da noi i 450 milioni annui che le famiglie e le imprese sarde pagano in più. Con quelle risorse potremmo abbattere i costi per le famiglie, con incentivi per l’efficientamento energetico nelle abitazioni, a esempio, e puntare sulle rinnovabili in vista dello stop al carbone previsto per i prossimi anni. E grazie all’abbattimento dei costi energetici le imprese sarde potranno competere senza essere svantaggiate per il solo motivo di operare in un’isola

La coalizione di centrodestra minaccia già, in caso di vittoria, di cancellare la legislazione di tutela delle coste sarde? Se vince invece la sua coalizione?
La tutela delle coste non è in discussione. Quello che serve è una legge urbanistica che dia regole certe anche per l’agro, per evitare speculazioni. Abbiamo la cornice, il piano paesaggistico regionale, ma non abbiamo il quadro.

Che effetto le fa vedere la bandiera dei Quattro Mori sui palchi dei comizi di Salvini?
Dispiace che non si consideri che la nostra bandiera sparirà da quei palchi alla prossima occasione elettorale in un’altra regione.

A sinistra, e in particolare dentro il Pd, ci sono orientamenti differenti rispetto alla strategia più efficace per contrastare il governo Salvini-Di Maio e per ricostruire una credibile alternativa progressista e di sinistra. Lei quale strada ritiene si debba seguire?
Dobbiamo lavorare per dare risposte concrete ai bisogni e alle esigenze delle cittadine e dei cittadini, in ogni direzione. Di sicuro non serve inseguire altri sul terreno delle promesse facili e della semplificazione spinta di problemi complessi.