Massimo Zedda e Piergiorgio Massidda. Sono questi i due candidati che, secondo le intenzioni di voto raccolte da una società di sondaggi per conto della Rai ieri subito dopo la chiusura dei seggi, andranno al ballottaggio. Zedda, candidato del centrosinistra, avrebbe inoltre un netto vantaggio rispetto a Massidda, l’ex senatore del Pdl scelto dal centrodestra.

Fuori del gioco sarebbe la candidata del Movimento 5 Stelle Maria Antonietta Martinez: i grillini non sono riusciti a confermare il risultato delle ultime elezioni politiche, dalle quali M5S era uscito come il primo partito in Sardegna.

La sfida il 19 giugno, al secondo turno, dovrebbe essere quindi tra il sindaco uscente, sostenuto da un fronte politico molto vasto, e il candidato dell’area berlusconiana, che a Cagliari è riuscita a mantenere, anche se a fatica, la sua unità. In forte calo l’affluenza alle urne nell’isola, dove si è votato in novantanove comuni: 66,34 per cento contro il 72,44 delle precedenti. Ma a chiusura delle votazioni a Cagliari si è registrata una percentuale più bassa: appena il 60,19 per cento contro il 71,44 per cento delle precedenti consultazioni.

La scadenza elettorale cade in un momento difficile per la Sardegna. La crisi economica è pesantissima, con interi pezzi del comparto industriale che chiudono, specialmente nella chimica (a Ottana, nel Nuorese) e nella metallurgia (l’alluminio del Sulcis). Ma anche i settori più tradizionali, agricoltura e pastorizia, non sono da meno. Sintomo di una tensione sociale crescente sono gli attentati e le intimidazioni contro i sindaci, fenomeno per il quale l’allarme è diventato tale che il ministro degli Interni Angelino Alfano ha dovuto istituire un apposito osservatorio nazionale.

Tassi di disoccupazione altissimi e tagli alla spesa pubblica, scaricano sulle amministrazioni locali un carico di domande e di tensioni sempre più difficili da gestire. Il caso di Fonni, un paese del Nuorese dove pochi giorni fa è stata incendiata l’auto del sindaco, è soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi. Ma ci sono anche molti altri sintomi di malessere, spesso piccoli e in genere privi di ribalta sui media.

Ieri, ad esempio, una coppia di giovani – lui 33 anni e lei di 31 – si sono incatenati a pochi metri dal seggio elettorale di Villacidro, un piccolo paese non distante da Cagliari, uno dei Comuni sardi chiamati ad eleggere il sindaco. La coppia si è legata a una cancellata mostrando un cartello sul quale era scritto: «Dal 13 agosto dello scorso anno siamo senza casa, costretti a vivere in auto o in tenda o in baracche di fortuna. Nessuno ci aiuta. È come se non esistessimo. La casa è un diritto. Senza un tetto come può essere la vita? Come possiamo pensare di avere figli? Ha senso, così, parlare di cittadinanza e di elezioni?». Domande alle quali qualcuno, dal venti giugno, in poi dovrà cercare di dare una risposta.