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Zanonato: cambieremo il codice penale per sbloccare i fondi sequestrati ai Riva

Zanonato: cambieremo il codice penale per sbloccare i fondi sequestrati ai RivaFlavio Zanonato – Eidon

Ilva Il ministro annuncia l'ennesima norma per la riapertura delle fabbriche

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 19 settembre 2013

Dovrebbe arrivare dal Consiglio dei Ministri in programma domani, una norma che «consentirà agli amministratori delle fabbriche Riva di disporre anche dei soldi, in deroga con quanto previsto dal codice penale». E’ quanto annunciato ieri dal ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato durante l’audizione alla Commissione attività produttive della Camera. Il governo, dunque, pur di salvare il comparto siderurgico italiano, è pronto a forzare la mano modificando il codice di procedura penale.
La norma in questione, in queste ore al vaglio del ministero della Giustizia, prevede un 104 ter «che dica: quando il sequestro riguarda un’attività produttiva il giudice nomina un amministratore che dispone anche dei soldi per assicurare l’amministrazione, la norma ha valore retroattivo»: la norma consentirebbe di sbloccare dunque la produzione mantenendo il sequestro dei beni della famiglia Riva. «Con la norma che vorrei proporre – ha aggiunto Zanonato – il gip deve nominare un soggetto che fa funzionare l’attività a garanzia dello Stato, che così confischerà un bene di maggior valore, ma anche dell’imputato, che se assolto si troverà di fronte un’azienda che continua a funzionare e che continuando a funzionare non perde valore». Lo snodo centrale di tutto infatti, è proprio sulle risorse liquide e i conti correnti congelati. Il commercialista Mario Tagarelli, custode e amministratore giudiziario dei beni sequestrati a Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva Spa, una volta ricevuto il verbale di immissione in possesso dei beni sequestrati, non potrà disporre in automatico di quelle risorse liquide. Per sbloccarle, così come accadde con il materiale sequestrato nel novembre dello scorso anno all’Ilva, ci vorrebbe un’istanza di dissequestro o un nuovo provvedimento dei magistrati: cosa alquanto improbabile, almeno per il momento, visto che quelle somme servono a raggiungere i famosi 8,1 miliardi di euro. Difficile, al momento, ipotizzare quanto possa davvero funzionare la norma studiata dal governo. Una volta approvata, il governo è pronto a studiare un nuovo decreto che punti all’allargamento del perimetro del commissariamento dell’Ilva di Taranto. La legge approvata lo scorso 1 agosto infatti, non prendeva in considerazione le altre aziende facenti capo a Riva Fire, come la Riva Acciaio, che una volta inglobata nel commissariamento in atto per il siderurgico tarantino, passerà di fatto nelle mani del commissario Enrico Bondi.
Intanto proprio ieri è avvenuto il deposito del ricorso in Cassazione da parte della Riva Acciaio contro il sequestro della scorsa settimana. L’azienda ha inviato ieri una lettera a Mario Tagarelli ed in copia anche al ministro dello sviluppo Flavio Zanonato e al sottosegretario del ministero dello sviluppo, Claudio De Vincenti. Nella lettera Riva Acciaio chiede quindi un incontro con il custode giudiziario «per una disamina congiunta della situazione e dei suoi possibili sbocchi».
Anche perché il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, chiamato a rispondere al question time alla Camera dal Pd sulla situazione occupazionale dei 1.400 lavoratori della Riva Acciaio, ha dichiarato che le imprese del Gruppo Riva sono sane quindi, «allo stato attuale non sussiste la necessità di fare ricorso a strumenti di integrazione salariale» in favore dei lavoratori. Oggi intanto, i consiglieri della Commissione Ambiente del Comune di Taranto, incontreranno negli uffici della direzione dello stabilimento Ilva, il sub commissario governativo Edo Ronchi che illustrerà loro il nuovo cronoprogramma di risanamento ambientale previsto dal piano di lavoro dell’Aia redatto dai tre esperti nominati dal ministero. Infine, ieri sono stati pagati da Ilva Spa gli stipendi di agosto ai 111 addetti di «Taranto Energia», che gestisce la centrale elettrica del siderurgico e che nei giorni scorsi si è vista sequestrare i conti aziendali.

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