Dopo la gaffe del premier Draghi, ieri qualcosa si è mosso sulla vicenda di Patrick Zaki. A palazzo Chigi hanno riconsiderato la posizione di distanza presa venerdì, e dato mandato al sottosegretario agli Esteri (con delega ai diritti umani) Benedetto Della Vedova di dare un segnale: «Il governo darà seguito all’impegno preso in Parlamento, avviando le verifiche necessarie per il conferimento della cittadinanza a Patrick Zaki». Tradotto, la settimana prossima Della Vedova contatterà il Viminale per dare il via all’iter, che potrebbe non essere breve.

UN RISULTATO CHE PIACE al Pd. «Parole che sgombrano il campo da freddezze ed equivoci. Ora bisogna andare avanti rapidamente», twitta Filippo Sensi. «Si lavori con impegno per questo e per ogni altra azione di pressione che porti al più presto alla liberazione di Patrick», insiste la responsabile esteri Lia Quartapelle. Enrico Letta ieri aprendo l’assemblea nazionale del Pd aveva insistito sul punto: dare seguito alla decisione presa all’unanimità dal Senato.

Un’assemblea diversa dal solito: pochissimi big sul palco virtuale di Zoom ma tanti militanti, quasi 60 interventi in 5 ore di discussione. Che ha preso il “la” dal corposo documento che riassume le risposte dei militanti (circa 40mila coinvolti) ai 20 punti presentati a metà marzo da Letta: con una serie di priorità molto chiare, dal lavoro, al sud alla questione femminile che va ben oltre la presenza di donne ai vertici della politica.

«Il partito esiste, è vivo ed è molto vivace», dice Letta nella sua relazione. «Un mese fa abbiamo rischiato di buttare via un partito che ha una grande ricchezza, ma grazie alla nostra base siamo in grado di superare una crisi di vertici». E ancora: «Non si vincono le elezioni con costose squadre di comunicazione, magari americane, ma con 100mila militanti. Il rapporto centro-base non deve essere di controllo, ma di ascolto e protagonismo».

RISVEGLIATI I MILITANTI, ora Letta punta a andare oltre con l’esperimento delle Agorà che partirà il primo luglio. «Deve essere un processo interno e esterno al Pd, faccio un appello a tutti quelli che ci guardano da fuori o sulla porta e a tutti quelli che hanno un impegno culturale e civico: questo semestre è per voi. Non è per guardarci l’ombelico o per risolvere i nostri problemi interni, quelli li risolveremo solo se guarderemo fuori».

Un concetto che sta diventando un cardine della nuova segreteria: bypassare le faide tra correnti aprendo le porte. L’obiettivo, ambizioso, è quello di creare un nuovo modello di partito: non leaderistico e digitale, senza scivolare nel modello Rousseau, che anche il M5S sta archiviando.

QUANTO AI TEMI, il segretario ha ribadito la sua scelta di tenere insieme la lotta alla crisi economica e alle disuguaglianze con le battaglie sui diritti civili. «Dopo questo mese sono ancora più convinto che i diritti e come arrivare alla fine del mese sono temi che si possono tenere insieme», spiega Letta.

Sul Recovery, ha ribadito le priorità illustrate a Draghi: sud, donne, giovani. «Vorrei proporre al governo, alle parti sociali, ai partiti, che si faccia un grande patto per la ricostruzione del Paese, come Ciampi nel luglio del ’93. Sono convinto che Draghi abbia la legittimazione e la forza per un grande patto europeo che sta dentro il Next Generation Eu».

«DOBBIAMO TOCCARE CON MANO, condividere la disperazione sociale che c’è», avverte il tesoriere Walter Verini. «Nel rapporto col governo non stare col freno a mano tirato, ma con la nostra identità di sinistra». «Il rimbalzo che ci sarà non porterà ad una ripresa occupazionale, quindi dovremo respingere il rischio che si possa dire ‘”torniamo a forme di precarizzazione”», ha avvertito il ministro del lavoro Andrea Orlando. «Saremo misurati su quanto saranno cresciute le diseguaglianze al termine della pandemia. Nel contrasto alla povertà è ora di smetterla con la retorica che colpevolizza i poveri».

Giovanni Crisanti, 21 anni, il delegato più giovane, ha chiesto di fare come Macron: «C’è molta sofferenza tra i ragazzi, bisogna garantire 10 sedute da uno psicoterapeuta gratis». Il piemontese Raffaele Trudu, citando Letta, ha chiesto: «Perché dobbiamo usare il cacciavite e non la falce e il martello?».