La prima volta che restano da sole a confrontarsi, sono ancora bambine, 9 anni, e fuori imperversa una tempesta di vento. Il vento della rivoluzione che scuoterà la storia della Tunisia di lì a poco (nel documentario, però, se ne sentirà solo un’eco sorprendente attraverso il loro sguardo), ma soprattutto la bufera che si è abbattuta sulla loro quotidianità, a causa delle scelte sentimentali dei genitori.
Perché è l’amore tra la madre di una e il padre dell’altra, a far incontrare Zaineb e Wijdene. Succede in Zaineb hates the snow di Kaouther Ben Hania, una piccola gemma al MedFilm a Roma. Infatti sono stati gli adulti, consapevoli di quanto sia complesso il processo di accettazione del nuovo – Zaineb, insieme al fratellino, era attaccatissima al padre, scomparso in un incidente d’auto; Wijdene ha vissuto il divorzio dei suoi – a decidere di uscire e lasciare a casa le due bambine a fare conoscenza.
Non da sole, ovviamente, ma con la regista come «baby sitter». Sì, perché in quel fantastico melange di vita e di cinema che un documentario genera, può accadere anche questo. Grazie dunque alla mano sensibile della filmmaker tunisina, abbiamo il privilegio di restare con le piccole mentre «siamo via», di assistere ai loro discorsi profondi e surreali, agli incubi di Zaineb, alle paure di Wijdene.
Uno saper «stare con» le bambine, e poi con le ragazze, che profuma di regia alta, e insieme una cifra di prossimità che ci accompagna fin dai titoli iniziali, scritti sul diario di Zaineb (il suo più grande desiderio, avere una sorella …), nonché lungo le trasformazioni che lei e Wijdene si troveranno a vivere: il matrimonio dei genitori, l’abbandono della Tunisia, l’emigrazione in Quebec. E ancora i giochi elettronici a colpire Ben Ali o Assad, i conflitti per la stanza condivisa, l’affetto sconfinato, i discorsi sui ragazzi e lo sguardo delle regista che si fa sempre più complice, Hot N cold e un video girato con l’iPhone.
Tutto questo nell’arco di 6 anni, dal 2010 a oggi. A srotolare, reinventandone il tempo, come in Boyhood, meraviglie e mistero della loro crescita, integrazione con la neve del Canada e fiammeggianti diversità: più legata alle radici tunisine e all’islam, Zaineb teme per Wijdene che ha vissuto all’estero, non parla l’arabo e non intende convertirsi, «anche all’inferno farò lavorare il mio cervello» (!). E se la vita dovesse separarle, sui loro volti si rifletterà la strada di calore e commozione, testimoniata dal film. Tra sottigliezze e perle segrete da raccogliere.