Un vero e proprio abbordaggio al cuore del potere leghista del Veneto: palazzo Balbi. Una trentina di attiviste e di attivisti del Climate Camp ha preso d’assalto su piccole imbarcazioni la sede della Giunta regionale del Veneto. I giovani, in tuta bianca e tutti rigorosamente con la mascherina sul viso, sono riusciti ad entrare dalla porta che si affaccia sul Canal Grande e che, al contrario dell’ingresso principale, non è sorvegliata dalla polizia.

Per tutta la mattinata, gli attivisti climatici hanno mantenuto l’occupazione del piano terra del palazzo, appendendo striscioni che denunciavano la gestione regionale del sistema sanitario. «La pandemia della Lega uccide la sanità», hanno scritto su quello più grande.

«Misure come il lockdown sono diventate la foglia di fico per nascondere lo smantellamento della sanità publica a favore di quella privata – ha spiegato un portavoce degli attivisti -. Il presidente Zaia punta a riformare il sistema sanitario veneto, che si basa sulla sanità territoriale, per imporre il modello lombardo incentrato sul privato, tagliando i servizi di base per dirottare i fondi alle grandi aziende ospedaliere. Un sistema di cui, proprio lo scoppio della pandemia, ha evidenziato la pericolosità e che è costato la vita a migliaia di persone».

Se il sistema sanitario del Veneto ha tenuto, hanno spiegato i giovani, non è per merito di Zaia ma nonostante Zaia. Il contenimento della diffusione del coronavirus nel Veneto va tutto a merito di virologi e di medici come il microbiologo Andrea Crisanti, che hanno avuto il coraggio di disobbedire agli ordini provenienti da Palazzo Balbi, optando per una strategia di gestione diffusa dei tamponi che si è rivelata vincente. Medici che, proprio come è accaduto al professor Crisanti, superata la fase emergenziale, sono stati immediatamente silurati dal governatore. «Quante vite si sarebbero potute salvare se la Lega, che da decenni ha in mano l’assessorato regionale alla Sanità, non avesse ridotto del 39% i posti letti in terapia intensiva che nel 2002 erano 1176 e nel 2019, all’arrivo della pandemia, solo 717?», una delle domande poste dagli attivisti.

Lo stesso si può dire per i 3629 posti letto che sono stati tagliati nei vari reparti ospedalieri, ridotti complessivamente di oltre il 20%. Al contrario, in questo stesso periodo, i posti nelle cliniche private del Veneto sono aumentati del 16%. Concludono gli attivisti: «Siamo convinti che il solo ricorso a misure come il distanziamento sociale non siano risposte sufficienti alla pandemia. Come attivisti climatici chiediamo che vengano superate le logiche neoliberiste che hanno portato alla mercificazione di diritti universali come quello alla salute. Che poi sono le stesse logiche che hanno generato i cambiamenti climatici e contribuito alla diffusione di pandemie come il Covid».

Mascherine, distanziamenti e pieno rispetto delle norme anti Covid saranno anche alla base del secondo Climate Camp che si svolgerà anche quest’anno a Venezia, dall’8 al 12 settembre. Niente campeggio all’isola del Lido, ma una serie di incontri negli ampi spazi del centro sociale Rivolta a Marghera. Come già per la prima edizione, parteciperanno delegazioni dei principali movimenti climatici e ambientalisti da tutta Europa. Saranno incontri ad impatto zero: cucina rigorosamente vegana, energia elettrica proveniente da impianti solari, raccolta differenziata e, naturalmente, niente plastica.