Con l’uscita nelle sale giapponesi di Battle Royale, film tanto discusso e controverso quanto di successo, nel 2000 tornava sulla scena internazionale e del proprio paese la figura del suo regista Kinji Fukasaku. Conosciuto oltre al succitato film, che sarebbe stato il suo ultimo lavoro, anche e soprattutto grazie alla serie di lungometraggi Jingi naki tatakai (Lotta senza codice d’onore), uscita fra il 1973 ed il 1976, serie attraverso la quale l’autore nipponico ribaltava e rifondava il genere yakuza eiga, sia nei contenuti che nello stile. Fukasaku è stato però un cineasta a tutto tondo che ha spaziato dai film di genere, a quelli di grande respiro storico e a quelli di guerra, fino anche a puntate nel cinema di serie B, di culto resta a tutt’oggi Message From Space, paradossale film copiazzatura di Star Wars/Guerre stellari uscito nell’arcipelgao nel 1978.

NELLA SUA ESTESA cinematografia gli anni ottanta restano una sorta di buco nero poco esplorato, sorte che tocca spesso a molti altri registi giapponesi, il decennio è spesso bollato come edonista e di poco rilievo senza essere approfondito troppo. Nel 1988 Fukasaku dirigeva Hana no ran/Flower of Chaos, un lavoro ambientato nel periodo Taisho (1912’1926), breve era di solito associata ad una liberazione dalle norme sociali e ad un prominente avvento delle voci femminili, soprattutto nelle arti. Il film è un dramma di più di due ore, con un cast importante, Sayuri Yoshinaga, Ken Ogata e Yusaku Matsuda ra gli altri, tratto da due romanzi che la scrittrice Michiko Nagahata pubblica nella seconda metà degli anni ottanta.

LA FIGURA centrale attorno a cui si svolge l’azione è quella della poetessa e scrittrice Akiko Yosano, una delle figure femminili più affascinanti e controverse della recente storia giapponese. Fukasaku ci presenta la giovane protagonista che sale alla ribalta della scena artistica giapponese con le sue poesie, attraverso le quali scandalizzò la critica del tempo. Uno dei componimenti che anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1942, continuarono ad essere letti e studiati anche dal grande pubblico si intitola Kimi shinitamo koto nakare (Ti prego, non morire). Yosano la scrisse a ventisei anni rivolgendosi al fratello partito per il fronte della guerra russo-giaponese.  Si tratta di uno scritto che incoraggiava i giovani sodati mandati al massacro a scegliere la propria vita e a rinunciare così a servire la nazione. Come detto la poesia acquistò notorietà, soprattutto dopo la sconfitta e resa del Giappone nel 1945, diventando l’emblema di un sentimento pacifista contro ogni guerra, anche se probabilmente per la poetessa era più un sentimento di amore verso il giovane fratello che un vera e propria affermazione di un principio morale. Negli anni trenta infatti Yosano muta quasi completamente il suo credo, o almeno quella che si pensava essere la sua filosofia, quando scrive molti componimenti che inneggiavano ed auspicavano l’intervento armato giapponese.

IL LUNGOMETRAGGIO di Fukasaku si sofferma maggiormente sulla vita privata della donna, un’esistenza che viene vissuta con piena passione senza rinunciare ad eccessi e contraddizioni. Yosano, secondo cui la donna doveva emanciparsi dal ruolo di madre per perseguire le sue aspirazioni artistiche, ebbe in realtà ben tredici figli e resta comunque uno dei primi esempi di femminismo nell’arcipelago, attraverso le sue poesie che immaginavano ed auspicavano una donna come forte e decisa, liberata e anche carnale, ben lontana dalla figura femminile giapponese tradizionale

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