Emerge da una bara/tinozza Yorick, il buffone per antonomasia, il pazzariello che teneva per mano il piccolo Amleto nel castello di Elsinore. Non più teschio roso dai vermi, Simone Perinelli lo rimette in piedi, un Pinocchio disarticolato che ha letto Dostoievskij e visto Il mago di Oz. Liberato alfine Yorick, che si vanta di averne viste tante, scommette sulla follia maestra di vita. Perinelli lo asseconda. Con contorsionismo, mimico e vocale. Un monologo eretico e feroce, «Yorik». Fool rap/dark che sprofonda nelle sabbie mobili di un sottosuolo che le macerie del mondo contemporaneo non riescono a dissimulare. Dal cuore di tenebra di Kafka, il Kafka del Processo, Roberto Abbiati e Claudio Morganti, anch’essi novelli Indiana Jones, tirano fuori una esilarante partitura con «Circo Kafka». Un primo studio, che balla da solo, suona la cornamusa, fischietta l’armonica, sperso nell’arena del circo fra Brecht, Grosz, Beckett, Kraus. Abbiati recita, un Buster Keaton senza parole, tutto sussurri e grida, occhiate e stupori. Morganti lo dirige come un incantatore di serpenti. Ma è impossibile distinguere l’uno dall’altro. Il teatro se li mangia.