Ieri, in una lettera al segretario generale Ban Ki-moon, il presidente yemenita Hadi ha accettato la tregua di 7 giorni promossa dall’Onu. Cessate il fuoco dal 15 al 21 dicembre, settimana durante cui si terranno negoziati tra governo ufficiale e movimento Houthi a Ginevra.

Base di partenza sarà la risoluzione 2261 del Consiglio di Sicurezza, accolta dagli Houthi in cambio di maggiore inclusione politica. Resta da vedere cosa faranno i sauditi, responsabili dei precedenti fallimenti dell’Onu. Forse saranno piegati dal potere guadagnato dai gruppi islamisti e le pressioni Usa perché sia finalmente limitato. Non è un caso che l’annuncio segua all’uccisione del governatore di Aden. Ripresa dal governo con il sostegno qaedista, ora vede l’avanzata dell’Isis, responsabile in Yemen di attacchi a moschee sciite. Sabato l’Isis ha rivendicato l’esplosione che ha ucciso Mohammed Saad. Un cambio di strategia: se finora ha usato stragi di civili, ora punta agli omicidi eccellenti.

Dietro sta la strategia stessa dell’Isis: farsi spazio in un paese nel caos, dove a prevalere è il rivale al-Qaeda. Nell’assenza dello Stato non sbocciano solo le erbacce qaediste: Daesh prolifera in un paese dove prima era assente.