In uno Yemen diviso in due ieri hanno perso la vita almeno dieci persone in scontri tra la minoranza sciita Houthi (nella foto reuters) e miliziani sunniti di Al Qaeda.

Il conflitto per il controllo del paese è ormai aperto. In mezzo restano le autorità yemenite, bloccate in un pericoloso stallo politico. Gli scontri sono cominciati giovedì quando un convoglio di combattenti Houthi è stato fermato dal braccio armato di Al Qaeda, Ansar al-Sharia.

Gli sciiti tentavano di raggiungere la città di Radda, a sud della capitale Sana’a, sotto il controllo Houthi.

Già nei giorni precedenti la città era stato teatro di combattimenti tra le due fazioni che avevano provocato 12 morti. La sanguinosa competizione per il controllo del paese si sta allargando: giovedì gli Houthi hanno assunto il controllo della comunità di Taaz e dei porti di Medi e al-Dawaymeh, al confine con l’Arabia Saudita, dopo aver preso la più strategica città di Hodeidah, sulla costa. Riyadh accusa l’Iran di essere il burattinaio dietro l’avanzata della minoranza sciita e non nasconde i propri timori: la maggior parte delle esportazioni di greggio saudite verso l’Europa passano per Bab al-Mandab, ingresso sul Mar Rosso su cui Hodeidah si affaccia.

A frenare il colpo di Stato e le rivalità interne era intervenuta la mediazione Onu. Ma a poco è valsa la nomina del nuovo premier, Khaled Bahah, ex inviato delle Nazioni Unite e scelto tra una rosa di nomi presentata dagli stessi Houthi che il mese precedente hanno occupato la capitale Sana’a e chiesto un nuovo esecutivo.