Un nuovo, ennesimo appello, per fermare l’approvazione dell’articolo 8 del «Decreto Emergenze» in discussione nella Commissione agricoltura del Senato. Questo il senso della conferenza stampa, «Come combattere efficacemente la Xylella senza distruggere milioni di ulivi pugliesi», promossa dal senatore pentastellato Lello Ciampolillo (che ha votato contro l’approvazione del testo alla Camera), a cui hanno preso parte importanti personalità tra cui il professore emerito di batteriologia presso l’Istituto Sant’Anna di Pisa Marco Nuti, il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, il dott. Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente.

NELL’ARTICOLO 8 DEL DECRETO c’è un preoccupante passaggio che prevede che in caso di emergenza «le misure fitosanitarie siano attuate in deroga a ogni disposizione vigente».

Questo significa che anche in caso di fitopatie, per contrastare la diffusione di organismi nocivi per le piante come la Xylella fastidiosa, si possano bypassare leggi nazionali e regionali, ignorare le norme a tutela della salute, dell’ambiente e del paesaggio, della proprietà privata e delle libertà personali. Un passaggio che rischia di creare una pericolosa modifica al Testo Unico Ambientale, il 152 del 2006, sulla disciplina della Vas, la Valutazione ambientale strategica, obbligatoria per tutti i piani e programmi al fine di prevedere l’esame dei loro effetti sull’ambiente e sulla salute, secondo principi comunitari di sostenibilità. Di fatto l’art. 8 inficia le basi stesse del diritto alla salute, all’informazione e le fondamenta della Costituzione.

E DOPO IL DECRETO MARTINA del 2018, che autorizzava neonicotinoidi e piretroidi per combattere la diffusione del batterio in Puglia, si rischia ora un’eradicazione di massa dalle conseguenze inimmaginabili.

È contro questo scenario che da tempo si batte l’Isde. Di Ciaula, presidente del comitato scientifico, evidenzia innanzitutto come «manchi un’analisi costi-benefici che giustifichi la scelta di eradicare migliaia di ulivi o l’utilizzo indiscriminato di pesticidi quale soluzione per arginare la diffusione del batterio in Puglia. Tutte misure prive di certezze scientifiche di efficacia, ampiamente distruttive del paesaggio e della biodiversità, ad elevato rischio sanitario». Che adesso rischiano di essere applicate in deroga ad ogni disposizione vigente: «Questo significa che non saranno più rispettati fondamentali strumenti di tutela paesaggistica, ambientale, sanitaria. Saranno rimossi con un atto di forza tutti gli scudi di protezione che sono serviti, sino ad ora, a tutelare quei luoghi, i diritti, la salute e il futuro di chi ci vive. Un abuso di potere esercitato in danno delle acquisizioni della scienza e del rispetto di diritti costituzionali».

Inoltre, Di Ciaula sottolinea un altro aspetto: «Non mi risulta esista un dato certo sul tasso reale di infezione ed essiccamento degli ulivi: i numeri in mio possesso parlano di 400mila campionamenti effettuati per un tasso di essiccamento pari a tre per mille. Questo significa che i numeri sulla reale situazione sfuggono a molti».

ANDANDO OLTRE I NUMERI, l’approccio di Di Ciula e dell’Isde è chiaro: «Il problema attuale è che non siamo più in presenza di un’epidemia ma di un’endemia: nessuno può sperare di intervenire in un territorio così vasto attraverso l’utilizzo di pesticidi senza compromettere tutte le altre colture presenti sulla stessa area. Ecco perché serve un’analisi costi-benefici prima dell’intervento».

Per non parlare della discussione scientifica vittima oramai di un dibattito malato: «Non si comprendono i motivi per i quali nell’iter che ha portato all’elaborazione dell’articolo 8 non siano state considerate le raccomandazioni della letteratura scientifica e dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) sui rischi ambientali delle misure previste, le evidenze scientifiche sulla elevatissima pericolosità dei pesticidi da utilizzare (si ricorda che l’acetamiprid, qui imposto, è stato vietato in Francia nel 2018) e gli insegnamenti derivanti da esperienze pregresse».