Una nuova etichetta discografica per «espandere» la scena fisica e non semplicemente per documentarla. È questa la scommessa di Xong, il nuovo progetto della realtà bolognese Xing attiva nel campo delle arti performative a cui si deve l’organizzazione di eventi e rassegne come Live Arts Week. Alcune scelte forti caratterizzano la proposta: il rifiuto del digitale e i vinili come unico supporto, la stampa di sole edizioni limitate che li rendono «dischi d’artista» distribuiti sia nel circuito della musica sperimentale tramite Soundohm, sia nel mondo del collezionismo di oggetti d’arte grazie a Flash Art. «Abbiamo sempre attraversato i campi del sonoro, del visivo e del gestuale senza operare delle divisioni, ma questo approccio crea a volte delle difficoltà nel riconoscimento. Per questo volevamo “fermare” su disco delle esperienze di confine, farne una mappatura» racconta Silvia Fanti, curatrice dell’etichetta, «abbiamo lavorato su un potenziale già esistente, prendendo le mosse da lavori che erano già stati messi in forma».

DOPO MESI in cui la fruizione delle arti dal vivo è stata negata e parte dell’ecosistema ha abbracciato lo streaming, quello di Xong è senz’altro un movimento in controtendenza: «Ci interessava la fisicità del supporto, il ritorno ad una dimensione aptica per mezzo di un oggetto che avesse un suo carattere». Le uscite future già programmate sono numerose: Mette Edvardsen, Zapruder, Francesco Cavaliere, Alessandro Bosetti, Mattin, Michele Rizzo, Silvia Costa, Michele Di Stefano. Per il momento, i dischi pubblicati sono due. Il primo è stato Once more, lavoro del gruppo di teatrodanza Kinkaleri e del fotografo Jacopo Benassi, registrato dal vivo al Centro Pecci di Prato. Massimo Conti, membro della compagnia, ne racconta la genesi: «Si trattava di superare le specificità di ognuno, Jacopo Benassi era sul palco e suonava mentre Marco Mazzoni contributiva a scattare le foto, che venivano proiettate in tempo reale. C’era una partitura ma all’interno di quest’ultima era fondamentale una grande libertà di esecuzione». Il risultato sonoro è crudo noise con una forte attitudine punk e sperimentale, la rivendicazione dell’appartenenza alla cultura underground è infatti centrale in questa collaborazione che prosegue da alcuni anni. Anche il fotografo Jacopo Benassi, i cui scatti compongono il booklet dell’album, ci ha raccontato dell’importanza del circuito indipendente: «Organizzavo concerti in quello che era il mio locale, il Btomic a La Spezia. Osservavo e fotografavo i musicisti, mi mancava il coraggio di salire sul palco ma l’ho sempre desiderato perché è l’unico che mi appartenga veramente».

È SEMPRE SCATTANDO che, ad un certo momento, è avvenuto il passaggio: «Documentando le azioni in tempo reale ho trovato la via per propormi anch’io come performer, senza non potrei farlo». D’altronde le due forme artistiche, secondo Benassi, sono legate: «La fotografia è musica, nel senso che è necessario dare un ritmo all’immagine».
Al crocevia tra le arti visive e il teatro si situa invece la seconda uscita di Xong, Martellate scritti fighi. 1990-2020 in cui Lydia Mancinelli legge le opere di Marcello Maloberti. Si tratta di brevi frasi, aforismi tanto filosofici quanto provenienti dal gergo quotidiano; scritti a mano, sono stati esposti al museo Macro di Roma e raccolti in un libro edito da Flash Art. «La prima forma di scrittura per un artista sono i suoi titoli, è da lì che è scaturito questo lavoro» ci ha raccontato Maloberti, «“martellate” perché sono dirette, frontali, secche, a volte pesanti nella loro onestà». Qualche esempio: «L’estasi non si progetta», «tutto si schiaccia nei miei occhi» ma anche «limono a manetta». Sembrerebbe trattarsi di un depositato della parole di Saussure, degli infiniti discorsi pronunciati, purché queste narrazioni contratte siano in grado di suscitare sorpresa, riflessione o un sorriso spesso amaro.

ACCOSTATI PROPRIO sulla base del contrasto, i frammenti vengono letti nel disco da Lydia Mancinelli, l’attrice un tempo compagna di arte e di vita di Carmelo Bene: «Lydia sublima questi testi con una voce antica. Io poi amo molto Bene, quindi ci tenevo a riportare quell’atmosfera. È interessante poi l’effetto che si crea quando con la sua voce importante, quasi da vestale, legge alcune frasi dal sapore molto quotidiano». Un’apparizione rara che auspicabilmente verrà riproposta dal vivo per onorare i vent’anni dalla morte del grande attore e con lui lo spirito dell’avanguardia, che progetti come Xong continuano a rilanciare.