A 10 giorni dal voto regionale a Bologna scatta lo sgombero dell’ex caserma Sani. Un enorme spazio oggi di proprietà di Cassa deposito e prestiti, 108 mila metri quadrati alla prima periferia della città, quartiere Bolognina. Occupata dallo scorso 15 novembre dagli attiviste e le attiviste del collettivo Xm24, la Caserma Sani era diventata la nuova casa del centro sociale sgomberato dal comune di Bologna nello scorso agosto. Un trasferimento durato pochi mesi e conclusosi con il nuovo sgombero all’alba di ieri. Gli attivisti hanno resistito per qualche ora, poi un corteo per il quartiere ha chiuso per il momento la partita. Restano le promesse – «rioccuperemo» – e le accuse verso il comune ritenuto, assieme al partito di governo locale, il Pd, il mandante dello sgombero.

«CI VOLEVANO LE FORZE dell’ordine per ripristinare condizioni di legalità e sicurezza che comune e regione in questi anni non sono stati capaci di far rispettare e per fronteggiare situazioni che il Pd, succube dei centri sociali, non ha voluto prevenire», commenta la Lega pronta a sfruttare la vicenda accendendo i riflettori su una trattativa infruttuosa che per oltre un anno ha impegnato da una parte il comune di Bologna, dall’altra parte gli attivisti. Trattativa che si è conclusa con un primo sgombero ad agosto, ordinato proprio dal comune per liberare uno spazio che sarà destinato a progetti abitativi, poi con una nuova occupazione e infine ieri con un secondo sgombero di un’occupazione non più su suolo comunale ma su una proprietà di Cdp. In mezzo c’è stato anche un accordo per l’individuazione di una nuova sede tra l’amministrazione e il collettivo, ma le cose non hanno funzionato.

«Le questioni sociali non si risolvono con le forze dell’ordine ma con il dialogo. Bologna e l’Emilia-Romagna sono e devono essere altro – è invece il commento di Elly Schlein e Igor Taruffi della lista Emilia-Romagna Coraggiosa – Denunciamo la scelta dello sgombero chiedendo al governo di lasciare da parte l’uso delle forze dell’ordine e a tutti gli attori in campo, a tutti i livelli, di sedersi di nuovo intorno a un tavolo per trovare una soluzione condivisa e partecipata. Ci chiediamo dove sia la discontinuità tanto promessa se poi si prosegue con la politica degli sgomberi». Con lo sgombero di Xm24 all’ex caserma Sani, dice invece Stefano Lugli, candidato della lista l’Altra Emilia-Romagna, «oggi Bologna è più povera e il sindaco Merola ne porta pesante responsabilità».

AL LÀ DELLE POLEMICHE resta un’azione di forza di polizia e carabinieri che hanno «liberato» un’area per decenni abbandonata, e riportata alla vita proprio dagli attivisti di Xm24 assieme ai cittadini del quartiere. Lo sgombero sicuramente non farà comodo al Pd regionale che si appresta ad andare al voto, visto che il partito è da sempre diviso tra la sua ala trattativista e i falchi degli sgomberi. Comunque vada qualche voto si perderà. In casa dem non parla praticamente nessuno. Non parla l’amministrazione, ci prova invece il deputato Andrea De Maria, con la fatica di tenere assieme tutto: promuovendo chi garantisce «il rispetto delle regole» ma sottolineando che «legalità e libertà di coesione ed associazione devono crescere insieme». Ad essere convinti che invece il mandante sia proprio il Pd e la giunta cittadina sono gli attivisti di Xm24, che ricordano come oggi ci sarà un incontro per la «riqualificazione delle ex aree militari» (caserma Sani compresa), spazi immensi dall’altrettanto immenso valore commerciale. «Ci saranno il ministro Lorenzo Guerini e il sindaco Merola – dicono gli attivisti – Negheranno ogni intenzione speculativa, ma noi sappiamo bene che cosa significhino le loro riqualificazioni».

LO SGOMBERO della caserma arriva il giorno dopo la sentenza del Tribunale di Bologna che assolve le attiviste accusate di occupazione e danneggiamento per la vicenda di Atlantide, spazio bolognese sede di altri collettivi sgomberato nel 2015 dall’amministrazione Pd guidata da Merola. Uno sgombero che arrivò dopo le pressioni dalla destra cittadina e dei falchi del Pd locale. Ora i giudici dicono che non fu occupazione. Restano gli effetti dello sgombero. A cinque anni di distanza gli spazi che furono di Atlantide restano vuoti e senza attività.