Ieri il presidente cinese Xi Jinping si è recato – per la prima volta dall’inizio della diffusione del coronavirus – a Wuhan, dove tutto è iniziato prima di dilagare in ogni parte del mondo. Partita dalla Cina, però, la diffusione del coronavirus sembra rallentare proprio nell’ex Celeste impero.

La visita di Xi Jinping – colma di significati come sempre accade quando a muoversi in Cina è il numero uno – tra le altre cose sembra voler ufficializzare proprio il passaggio a una nuova fase della risposta cinese al coronavirus. La visita di Xi nel principale focolaio mondiale, significa che la situazione non è più pericolosa come era solo qualche giorno fa.

Xi ha incontrato un po’ tutti, funzionari, medici, lavoratori, popolazione, a distanza anche pazienti e ha incoraggiato a proseguire nella prevenzione ma ha anche sottolineato che «con azioni concrete il popolo di Wuhan ha dimostrato la forza e lo spirito della Cina, così come l’amore del popolo cinese per la famiglia e la nazione, che consente di rimanere uniti nel bene e nel male. Dopo un duro lavoro, ha continuato il numero uno cinese, la situazione nell’Hubei e a Wuhan ha mostrato importanti progressi, ma il compito di prevenzione e controllo rimane arduo e rimane un dovere di fondamentale importanza».

Insomma la tempesta è passata: coadiuvato da numeri che testimoniano il calo dei contagi – ieri nell’Hubei solo 17 nuovi casi – Xi Jinping ha dunque sancito il superamento della fase più ardua; a ulteriore testimonianza il fatto che 14 dei 17 ospedali costruiti in pochi giorni alcune settimane fa sono stati chiusi. Le parole di Xi Jinping hanno molti destinatari: in primo luogo, naturalmente, i cinesi. I richiami alla famiglia e alla nazione rafforzano l’orgoglio di un «sentire comune» che secondo molti osservatori, al netto della forza autoritaria di Pechino, ha aiutato e non poco nel contenimento del virus.

Ai cinesi dice anche che l’emergenza si sta concludendo e che è ora di lavorare per tornare alla normalità. E questo messaggio di Xi è rivolto anche al mondo e in particolare alle Borse e ai partner mondiali: la Cina è pronta a ripartire, considerando che nel resto del paese già da qualche settimana si prova faticosamente a tornare alla normalità.

Ma si tratta di un processo stentato, non senza intoppi, che ora riceve una sorta di nuovo via libera da Xi Jinping. Secondo le autorità cinesi, infatti, anche l’Hubei – importante snodo nel traffico economico cinese, nonché regione produttiva rilevante – a breve dovrebbe ricominciare a macinare i suoi punti di Pil, necessari perché la crescita cinese non subisca scossoni tali da rendere problematica la gestione della «stabilità» da parte del Pcc.

Secondo la Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale, Xi ha fatto la prima tappa all’ospedale di Huoshenshan, elogiando gli operatori sanitari, «le persone più ammirevoli della nuova era». Interessante che ad accompagnare Xi in questo viaggio sia stato Wang Huning, membro del comitato permanente del Politburo e considerato l’«ideologo» di questa fase, dopo esserlo stato anche per decadi precedenti. È lui l’uomo che presumibilmente ha tirato le fila di questa fase nella narrazione della crisi da parte del Pcc, la cui ultima tappa è l’intestazione al Pcc del successo ormai vicino.

La visita di Xi, inoltre, potrebbe anche essere stata leggermente anticipata rispetto a quanto stabilito anche a causa delle critiche piovute sui social su una dirigenza algida e poco empatica rispetto a quanto stava accadendo. L’arrivo di Xi nel luogo più pericoloso del mondo per quanto riguarda il contagio, dovrebbe portare a tranquillizzare un po’ tutti i cinesi.

Dalla Cina arrivano altre notizie, collegate all’Italia: dopo un colloquio telefonico tra il ministro degli esteri Luigi Di Maio e la sua controparte cinese, Pechino sarebbe disposta a fornire all’Italia mille ventilatori polmonari, oltre a due milioni di mascherine, 100 mila delle quali ad alta tecnologia, 20 mila tute protettive e 50 mila tamponi per i test sul coronavirus.

Il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, avrebbe assicurato che in queste ore da parte di Pechino è stata data chiara indicazione alle loro aziende di esportare 2 milioni di mascherine mediche ordinarie all’Italia per l’emergenza coronavirus.