Il presidente cinese Xi Jinping aveva appena concluso la visita di quattro giorni nella regione autonoma del Xinjiang, nord ovest cinese. Si tratta di uno dei luoghi che costitisce un «problema interno» per Pechino, perché la regione a maggioranza turcofona e musulmana, da sempre ha obiettivi separatisti.

E ieri, un giorno importante perché precede tre giornate di festa nel paese, un ordigno è esploso alla stazione ferroviaria di Urumqi, il capoluogo regionale. Ci sarebbero almeno 50 feriti, considerando che le stazioni dei treni, specie prima di grandi esodi, sono solitamente affolattissime in Cina. Il fatto è tanto più grave tenendo conto che la visita di Xi nella zona era dovuta proprio al lancio di una nuova campagna e un nuovo giro di vite contro il «terrorismo uighuro».

Secondo quanto ha riportato l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, l’esplosione sarebbe avvenuta verso le 19 ora locale, attraverso un ordigno nascosto tra dei bagagli lasciati all’uscita della stazione. Xi ha sottolineato l’importanza di una «stabilità a lungo termine», definita «vitale per l’intero processo di riforme e di sviluppo del paese». Parlando ai leader locali, Xi ha ribadito l’importanza dell’unità nazionale e del rifiuto del separatismo, avvisando che Pechino è pronta ad usare ogni mezzo, anche quello del ricorso preventivo alla forza, contro i militanti della regione.