Due ore di conversazione tra Xi Jinping e Biden dalle quali è giunta una mini svolta, quanto meno per i rapporti tra le due potenze e forse per una soluzione alla guerra di Putin in Ucraina.

IL LEADER CINESE ha detto nel modo più chiaro che gli è consentito (ovvero senza perdere la faccia) che la Cina non apprezza quanto sta succedendo in Ucraina («la priorità urgente è mantenere il dialogo e i negoziati in corso, evitare vittime tra i civili, prevenire una crisi umanitaria e cessare le ostilità il prima possibile», ha detto Xi) e che Pechino e Washington devono (e già la telefonata rientrava in una lenta e cauta manovra di alleggerimento dell’inclinazione cinese verso Mosca) cooperare «nella diversità», non in una modalità da guerra fredda ma nel «rispetto reciproco tra grandi potenze».

Qualche ora dopo la fine dell’incontro virtuale è uscito anche il comunicato della Casa Bianca (più scarno rispetto a quello cinese) nel quale il presidente Biden ha sottolineato la necessità di una svolta diplomatica e l’importanza di tenere un canale di comunicazione aperto con la Cina (il dialogo tra le parti, è scritto, proseguirà nei prossimi giorni).

UNICA DIFFERENZA nei due comunicati la questione di Taiwan: Washington nella nota ha sottolineato che la posizione americana al riguardo non è cambiata; il presidente, si legge, « ha sottolineato che gli Stati Uniti continuano a opporsi a qualsiasi modifica unilaterale dello status quo».

Il comunicato cinese sottolineava invece che Biden aveva assicurato di non sostenere l’indipendenza di Taiwan. Gli Stati Uniti, segnalava la nota – citando Biden – sono pronti a «un candido dialogo e a una più stretta cooperazione con la Cina», restando impegnati verso la politica di «una sola Cina» e gestendo in maniera efficace la competizione e i disaccordi per assicurare una crescita costante delle relazioni.

Differenze che tutto sommato si potevano immaginare. Biden ha poi avvertito nuovamente Pechino: in caso di sostegno di qualsiasi genere a Mosca le conseguenze saranno durissime. Nessuna parola americana su un altro aspetto sottolineato dal comunicato cinese, secondo il quale gli Usa non avrebbero intenzione di cambiare il sistema della Cina.

Siamo – in ogni caso – di fronte a un cambio di tono e linguaggio molto importante: Usa e Cina tornano a parlarsi senza insultarsi, gettando lo sguardo in avanti quanto meno per quanto riguarda il comunicato rilasciato da Pechino (poco dopo l’incontro tra i due presidenti).

IL COMUNICATO CINESE – infatti – ha sottolineato la consueta postura da junzi, da nobile saggio confuciano di Xi Jinping, che ama quasi sempre citare qualche testo classico.

Ieri con Biden ha utilizzato due chengyu, frasi idiomatiche che sono solitamente patrimonio della letteratura cinese, per indicare agli Usa che, in primo luogo, i problemi non vengono mai da una parte sola e – attraverso le parole del funzionario imperiale della dinastia Ming Qu Ruji (1548–1610) ha specificato che chi crea un problema deve anche risolverlo, indicando che sono la Nato e gli Usa a doversi confrontare con Mosca e Kiev per risolvere la questione ucraina, specificando che la Cina potrà avere «un ruolo costruttivo» in questo processo (agire su Putin, probabilmente, come richiesto da Biden).

INFINE XI HA FATTO un richiamo a quel «Biden-Xi consensus» di cui aveva parlato il suo emissario Yang Jiechi nell’incontro romano con il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca Jake Sullivan: come Cina e Usa, ha spiegato Xi, «dobbiamo assumerci le nostre dovute responsabilità internazionali e compiere sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo».

Non sono mancati riferimenti a temi spinosi per quanto riguarda l’attuale situazione causata dalla guerra in Ucraina: «Sanzioni radicali e indiscriminate farebbero solo soffrire le persone, ha detto Xi, se ulteriormente intensificati, potrebbero innescare gravi crisi nell’economia globale e nel commercio, nella finanza, nell’energia, nel cibo e nelle catene industriali e di approvvigionamento, paralizzando l’economia mondiale già languente e causando perdite irrevocabili.

Più complessa è la situazione, maggiore è la necessità di rimanere calmi e razionali. Qualunque siano le circostanze, c’è sempre bisogno di coraggio politico per creare spazio per la pace e lasciare spazio a una soluzione politica».