Un programma dell’università di Buenos Aires dal titolo che manifesta le sue intenzioni: «Facultad abierta». Una rete transcontinentale di lavoratori recuperati. Un appuntamento ciclico in luoghi simbolo, dal Venezuela del «socialismo del XXI secolo» alla Grecia soggiogata dalle imposizioni della troika. Sono gli ingredienti fondamentali del secondo meeting “euromediterraneo” delle fabbriche recuperate. Dopo la prima tappa alla ex Fralib di Gémenos, in Provenza, quest’anno l’incontro su L’economia dei lavoratori e delle lavoratrici si svolgerà in un’altra fabbrica simbolo della ricostruzione del lavoro nell’Europa della crisi: la Vio.Me di Salonicco, convertita dalla produzione di materiali per l’edilizia a quella, decisamente più sostenibile, di detersivi e saponi biologici, diffusi pure attraverso la rete Solidaruty4all, la stessa che coordina le attività di farmacie e ambulatori sociali nella Grecia di Alexis Tsipras non ancora uscita dal brutale piano di tagli impostole da Bruxelles.

Due anni fa in Francia i protagonisti furono soprattutto i padroni di casa, ancora coinvolti in una lotta che li avrebbe portati ad averla vinta su un gigante come l’Unilever e a conservare stabilimento e posti di lavoro. Tra i partecipanti, numerosi ricercatori e docenti, in particolare latinoamericani (a organizzare era il programma “Facultad abierta”, appunto, che si riprometteva di portare l’accademia e la ricerca nei luoghi del lavoro e del conflitto), operai di fabbriche in lotta e recuperate del sud Europa, nonché attivisti, organizzazioni sociali e sindacalisti di base. Dall’Italia arrivarono la Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio e le Officine Zero di Roma.

Questa volta i confini si allargheranno soprattutto a est: è prevista infatti la partecipazione di lavoratori provenienti dalla Turchia e dal Kurdistan, aree di conflitto ma pure di sperimentazione di nuovi modelli di organizzazione sociale. Obiettivi: mettere a confronto le esperienze di autogestione, raccontare le diverse storie e creare una rete internazionale di lavoratori senza padroni.