Si è conclusa domenica mattina a Santiago de Compostela con la consegna degli award di rito la ventitreesima edizione del Womex, resistente fiera – festival dedicata alle musiche del mondo con quartier generale a Berlino. Davvero ben calibrati, i premi. Ha charme sconfinato Calypso Rose, in arrivo da Trinidad & Tobago con il blasone di prima donna incoronata in patria «Monarca» del genere in occasione del Carnevale del 1972. Nata nel 1940, la regina del calypso ha nel frattempo sconfitto anche il cancro ed è reduce dalla pubblicazione del disco Far From Home con Manu Chao.

Con lei festeggia il conferimento della paffuta statuetta, una sorta di Buddha della musica senza frontiere, il colombiano Henry Arteaga, rapper e leader del collettivo Crew Peligrosos. Pericolosi, sì, ma non per i coetanei. Il loro lavoro consiste nel contrastare droga e violenza tramite una scuola dedicata alle quattro arti dell’hip hop in uno dei quartieri più problematici di Medellin. Alla 4Elementos Skuela trovano ospitalità gratuita 400 allievi strappati alla strada a suon di rime, giradischi, danza e graffiti. Un’esperienza che Henry riassume in un rap improvvisato con cui contrappone l’ospitalità di quella che definisce poeticamente una «matria» di sentimento femminile, contrapposta ai falsi miti di una «patria» maschilista e violenta. Avventura militante che si può seguire su www.4eskuela.org.

Per quanto concerne i 45 concerti spalmati su cinque palchi, per la prima volta nella sua storia la kermesse crea un programma autonomo. Si chiama Womex Quintana Festival e raccoglie tre serate sui due palchi della piazza omonima, posti uno di fronte all’altro. Lo scopo è evidente: coinvolgere i galiziani, evitare che il nomade popolo «womexican» resti marziano in città. Forse anche per questo la programmazione è più pop del solito. MHD è il nome bollente del rap francese odierno. 21 anni, origini africane, prodigi metrici e occhio di riguardo per la passione calcistica. La sua hit in sei capitoli Afro Trap è dedicata alla Champions e conta 50 milioni di visualizzazioni; live, su basi techno afro beat, si affacciano pure i miti di Milla e Pelé.

Né occorre essere delegati professionali per divertirsi con il funk arabo del cosmopolita Mehdi Nassouli, in arrivo dal Marocco; o ancora, per prendersi dritto in pancia l’afro tropicale dei brasiliani Bixiga 70 e ciondolare tra elettronica e tradizione con la Kondy Band della Sierra Leone, guidata dallo charme del cieco Sorie Kondi, anziano maestro del locale piano a lamelle, e dal genio del produttore digitale Chief Boima. Anche così il raduno si apre alla Santiago laica e giovane, in libera uscita dai cliché della meta per pellegrini verso bar come La Gramola di piazza Cervantes, sede spontanea di concerti autoconvocati extra cartellone ufficiale.

È la città che si affaccia ai dj summit della Sala Capitol sotto i colpi martellanti di Acid Arab, duo parigino che anticipa nel cuore della notte l’imminente ritorno in Italia, il 4 novembre a Parma per il Barezzi Festival. Tra i concerti all’Auditorio, impressiona il quartetto coreano Black String, formidabile applicazione di spirito shoegaze e post rock a una strumentazione al bivio tra elettronica e distorti strumenti acustici tradizionali d’Asia.

Nove i film selezionati dai « 7 Samurai» che compongono la direzione artistica del raduno; fra questi Mali Blues del tedesco Lutz Gregor, dove brilla il racconto in prima persona di Fatoumata Diawara, oggi star di caratura internazionale sfuggita in gioventù a un matrimonio combinato e poi vittima della feroce campagna operata dai fondamentalisti islamici contro la musica nelle regioni da essi occupate. Prossima edizione del Womex dal 25 al 29 ottobre 2017 a Katowice, Polonia.