Loro esistevano già da un pezzo come live dub band , quando si è aggiunta la cantante, Michela Grena, divenendo subito una presenza ingombrante, nel senso che ha mutato radicalmente la conformazione del «gruppo dub», con la sua voce sempre in primo piano, spesso a sovrastare i volumi. Ha preso il timone e ha cominciato a scrivere testi sulla subordinazione delle donne in un sistema patriarcale e altri temi difficili, quindi una leadership femminile non può che giovare in un ambiente in cui, spessissimo, sono gli uomini ad essere presenze sin troppo imponenti. Tanto più che lei si dimostra sempre desiderosa di sperimentare differenti tecniche e stili di canto. Anche nel quarto lavoro autoprodotto della band pordenonese, vale a dire la via italiana e acustica all’Uk steppers. Così, in A drop in the Ocean, la sua voce è trasparente come un cono di luce, in Black Fire è scandita in stile dub poetry, e in You Can Fly, è impossibile non tener conto del lavoro sulla vocalità, che leviga una sottile tendenza alla pedanteria verso il modello britannico.