Dopo cinque mesi di trattative e due di lotta dei lavoratori, ieri al ministero dello Sviluppo economico è stato siglato l’accordo tra Whirlpool e sindacati sul piano industriale che porterà alla fusione dell’azienda Usa con l’Indesit, acquistata l’anno scorso dai Merloni. L’intesa prevede 513 milioni di investimenti in tre anni, la cessione di None al gruppo piemontese Mole, il ridimensionamento di Carinaro nel casertano (per il quale era prevista la chiusura), un ammorbidimento dei tagli (rispetto ai 2.060 esuberi dichiarati) attraverso esodi e trasferimenti incentivati.

Rientreranno 650 mila pezzi da Turchia, Cina, Polonia e verranno concentrati in Italia il 75% degli investimenti di ricerca e sviluppo dell’area Europa, Medio Oriente e Africa. Oggi sono previste assemblee nei siti, il 13 e 14 luglio i lavoratori voteranno l’accordo.
Nessun licenziamento fino al 2018, quindi, e via libera a ricollocazione della manodopera e riqualificazione professionale per gli impiegati, le cui funzioni vengono trasferite in altra regione. Soprattutto incentivi agli esodi volontari: 50 mila euro per due anni per tutti e 18 mensilità per i colletti bianchi; 85 mila per i lavoratori dei siti di Napoli e Carinaro e 24 mensilità più 10 mila euro per gli impiegati. Chi accetterà di spostarsi dal casertano a Varese avrà 32 mila euro per due anni per il sostegno all’affitto e il coniuge potrà sostenere un colloquio di lavoro.

«Il piano Whirlpool – spiega Andrea Amendola, segretario generale della Fiom di Napoli – ha prospettive di sviluppo per Lombardia e Marche, per la Campania invece mira a difendere un sito che lo stesso premier Matteo Renzi considerava già chiuso. Qui si misura tutta la debolezza del ceto politico locale».

Carinaro non chiude ma viene dimezzato: degli 815 lavoratori, resteranno sulle linee 320 su 18 turni (200 fissi, 120 a rotazione). Ulteriori cento potranno essere spostati nello stabilimento di Napoli, dove arriverà la lavatrice a carica frontale, ma dove ci sono già i contratti di solidarietà per 240 esuberi. Ulteriori 350 andranno via tra pensionamenti e incentivi alla mobilità volontaria. Nessuna produzione a Carinaro ma il trasferimento della logistica che prima veniva fatta a Varese e Fabriano, trasformando il sito nell’hub dell’area euromediterranea per lo smistamento dei componenti.

«Chi lavora verrà tutelato – conclude Amendola – ma non ci saranno nuovi posti di lavoro per chi è fuori e per le nuove generazioni. L’unica è sperare che si sviluppino le produzioni su Napoli e si muova qualcosa per Teverola». L’altro sito casertano era stato chiuso dai Merloni nel 2013, la Whirlpool si è impegnata a investire 2 milioni di euro per agevolarne la reindustrializzazione. Scontenti a Fabriano, le produzioni di Albacina (600 lavoratori) verranno spostate a Melano: «È una scelta dettata dal numero degli elettori: la Campania ne ha milioni, le Marche solo 1,5. Siamo stati sacrificati».

«Lo avevamo promesso ai lavoratori. Nessuna chiusura, nessun licenziamento», ha commentato su Twitter il premier Renzi. Scordando di aggiungere che per due mesi c’è stata battaglia in tutti i siti italiani del gruppo, solidali da nord a sud, e 2 mila persone in corteo a Varese a metà giugno. Felice anche il ministro Federica Guidi, che ha seguito la vertenza: «Il piano industriale è solido e robusto. Meglio di così non ci potevamo augurare». Soddisfatto anche l’ad di Whirlpool Italia, Davide Castiglioni: «Sono orgoglioso del percorso fatto: con i sindacati abbiamo fatto squadra».

Anche i confederali rivendicano l’accordo come un successo: «I contenuti dell’intesa sono la dimostrazione che è possibile conciliare sviluppo e razionalizzazione produttiva puntando su investimenti e innovazione, le vere leve di politica industriale per affrontare la fase di stagnazione dei mercati», commenta il responsabile Settori produttivi della Cgil nazionale, Salvatore Barone. Ci scherza su il leader Fiom, Maurizio Landini: «È a questo punto che si può dire che gli investimenti e la presenza di Whirlpool in Italia è fantastica», alludendo alla battuta fatta da Renzi al momento dell’acquisizione dell’azienda italiana da parte della multinazionale Usa.

«Aver impedito la chiusura di Carinaro – è la posizione del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan – è una vittoria e un successo del sindacato. Una bella notizia per tutto il Mezzogiorno perché dimostra che nel sud si può investire in attività strategiche e in innovazione». Marco Bentivogli, segretario generale Fim, sottolinea il successo della lotta «che ha convinto alla retromarcia gli americani. Con il nuovo piano industriale si passa da un bollettino di guerra a un piano di rilancio».