Mancano quattro giorni all’invio delle lettere di licenziamento ai 350 operai Whirlpool di Napoli. Il tutto però avverrebbe proprio mentre una soluzione alla vertenza è direttamente sponsorizzata e sostenuta dal governo. Un vero paradosso e controsenso che confermerebbe il comportamento irresponsabile della multinazionale americana che chiude lo stabilimento di lavatrici ad alta gamma a Napoli, delocalizzandolo in Polonia.

Ieri al tavolo al Mise la contraddizione è esplosa. «Invitalia si è detta pronta a entrare come investitore nel progetto di rilancio del sito di Napoli a condizione che ci sia una cessione di azienda e non di singoli asset – confermano i sindacati – . Dal canto suo Whirpool continua a non rimuovere la tagliola del 15 ottobre, data di scadenza della procedura di licenziamento, entro la quale evidentemente non è possibile aspettarsi né la costituzione del consorzio investitore, né tanto meno il perfezionamento del contratto di cessione», denunciano unitariamente Fim, Fiom e Uilm.

«Serve un passo concreto dell’azienda, oppure i lavoratori pagheranno il prezzo di questo odioso proposito. Al governo chiediamo di mantenere l’impegno preciso a costituire il consorzio, a illustrare il piano industriale, a far entrare Invitalia senza se e senza ma, nonché a fissare un tempo entro cui tutto ciò possa avvenire», affermano i sindacati. «Poiché il prossimo incontro del 14 ottobre sarà per sua stessa natura decisivo, chiediamo la presenza del livello politico, dei ministri Giorgetti e Orlando, del viceministro Todde», concludono annunciando la presenza «dei lavoratori di Napoli».

L’auspicio è dunque che Whirlpool il 14 comunichi il prolungamento della procedura di licenziamento per consentire al fantomatico consorzio di formarsi e consentire la continuità contrattuale ai lavoratori di Napoli