«Dopo una riflessione che è durata una settimana abbiamo deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo». Sono le 11 e 24 quando al tavolo in teleconferenza convocato al Mise, l’ad di Whirlpool Italia Luigi La Morgia – un semplice annunciatore di decisioni prese altrove – pronuncia la parola fine per lo stabilimento di via Argine a Napoli. Dopo 26 mesi di incontri la multinazionale americana degli elettrodomestici fa quello che aveva deciso già a maggio 2019: licenziare tutti i lavoratori del sito che produceva – fino a ottobre scorso – lavastoviglie di alta gamma.

ANZI, FONTI DEL MISE PRECISANO che l’azienda non ha accettato di chiedere le 13 settimane di cig previste dal nuovo decreto del governo per la paura della proprietà americana di un nuovo blocco dei licenziamenti in ottobre: evidentemente gli americani pensano che Draghi sia comunista. Magari fosse vero.

La fuga della Whirpool i 350 dipendenti rimasti se l’aspettavano. E avevano già preparato il loro colpo a sorpresa. In molti si aspettavano il blocco dell’autostrada A1 che passa proprio a pochi passi dalla loro fabbrica. Invece, su idea di Rosario Rappa, si sono fiondati a Santa Maria Capua a Vetere dove il presidente del consiglio Mario Draghi stava visitando il carcere, teatro dei brutali pestaggi dei poliziotti carcerari.

Arrivati lì nel primo pomeriggio, hanno subito chiesto di incontrare il premier. E dopo aver occupato la statale Appia e chiesto agli agenti in assetto antisommossa: «Togliete i caschi e protestate con noi», due ore dopo ecco l’incontro fra il premier nella palazzina del carcere. Fatti accomodare su un divano i tre sindacalisti – Rosario Rappa (Fiom Napoli), Raffaele Apetino (Fim Cisl Campania) e Antonello Accurso (Uilm Campania) – il premier ha preso la parola. «Draghi ci ha detto che la decisione della Whirlpool di avviare la procedura di licenziamento rappresenta un “grave e inaccettabile sgarbo istituzionale” e “un comportamento indecoroso” perché “vanifica gli sforzi di usare 4 mesi per trovare una soluzione” e si è impegnato “personalmente a trovare una soluzione industriale alla vertenza” e noi gli abbiamo chiesto di parlare col board americano per bloccare la procedura di licenziamento», hanno riferito i tre ai lavoratori in presidio.

I SINDACATI INFATTI PUNTANO a smascherare l’illogicità della posizione di Whirlpool: «Rispetto a 26 mesi fa quando l’azienda in Europa era in difficoltà, ora è in piena salute, tanto è vero che c’è piena occupazione in Italia con straordinario e interinali – spiega Rosario Rappa – e le vendite di lavastoviglie vanno bene. Noi continuiamo a chiedere che la produzione riprenda a via Argine; da Draghi e dal governo accetteremo proposte diverse solo se sono migliorative», avverte Rappa, che ricorda: «In questi anni abbiamo incontrato tre presidenti del consiglio (prima di Draghi, Renzi e Conte, ndr) che ci hanno promesso soluzioni, ma nessuno ha fatto seguire alle parole i fatti», conclude.

«L’APERTURA DELLA PROCEDURA di licenziamento viola l’accordo del 2018 firmato al Mise in cui Whirlpool si impegnava ad investire su Napoli e non licenziare fino a dicembre 2021 – ricorda Barbara Tibaldi della Fiom nazionale – . In cambio l’azienda ebbe dal governo due anni di contratto di solidarietà: ora ridarà indietro quei soldi? Il governo deve opporsi alla procedura, finché Whirlpool non la ritirerà noi non ci siederemo al tavolo con lei».

NEL FRATTEMPO va avanti un’altra partita. Già fra qualche giorno potrebbe arrivare l’annuncio del piano di reindustrializzazione preparato dalla viceministra Alessandra Todde – che da due anni segue la vertenza – e da Invitalia. Una produzione alternativa con partner privati che punta a riqualificare e dare lavoro a tutti i 350 dipendenti Whirlpool. Potrebbe essere una costola dell’investimento (coperto da un fondo europeo) annunciato qualche giorno fa dalla Seri industrial a Teverola – altro ex stabilimento Whirlpool in provincia di Caserta – per costruire batterie al litio. Ma si tratta di un’azienda e di un progetto tutt’altro che solido e che dovrebbe recuperare lavoratori da tutte le crisi aziendali della zona, da Jabil a Carinaro.