Tre ore di sciopero ieri alla Indesit di Fabriano, a incrociare le braccia operai e impiegati, tutti finiti nel tritacarne degli esuberi annunciati dalla Whirlpool: il taglio iniziale di 1.350 tute blu è salito a 2.060 con i colletti bianchi e gli addetti a ricerca e sviluppo, 500 solo nell’anconetano, due i siti da chiudere (Carinaro e None), due da trasferire (Albacina e Milano). In mattinata al presidio è arrivato Maurizio Landini, il leader Fiom era atteso non solo per dare sostegno alla lotta ma anche per spiegare la posizione presa dai metalmeccanici della Cgil, i soli ad aver accettato la proposta della multinazionale Usa di proseguire la discussione sul piano industriale giovedì prossimo a Firenze, senza i rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, dopo la rottura delle trattative la scorsa settimana al Mise. Fim, Uilm, Ugl e il Coordinamento nazionale Whirlpool e Indesit hanno rifiutato, si risederanno intorno al tavolo solo in sede ministeriale e solo se verranno ritirate le chiusure: «Invitiamo l’azienda – spiegano – a evitare forzature che sembrano voler creare spaccature tra organizzazioni sindacali.

Invitiamo i colleghi della Fiom a non intraprendere discussioni solitarie, poiché ciò potrebbe far credere che una parte del sindacato abbia già accettato il piano, e apparirebbe in contraddizione con la decisione in precedenza assunta di indire uno sciopero nazionale unitario il 12 giugno».
Tocca a Landini chiarire: «Dobbiamo entrare nel merito del piano Whirlpool, anche per contestare se ci sono cose che non ci piacciono, e questo non possiamo che farlo noi come organizzazione sindacale. Non sempre il governo fa quello che tu pensi sia giusto fare». La Fiom, ha spiegato, vuole tenere insieme «lotte e trattativa perché – ha proseguito – quando un’azienda ti dice che porta oltre 500 milioni di investimenti e che farà rientrare delle produzioni dall’estero, mentre altre produzioni andranno via, debbo vedere il piano complessivo». Secondo Landini «l’incontro del 28 non è uno spartiacque. Questo non rompe nulla».

La Fiom prese una posizione differente, più dialogante, già il 16 aprile alla presentazione del piano. Ieri, difronte ai rappresentati delle altre sigle, Landini ha ribadito che lo sciopero unitario di tutto il gruppo Indesit del 12 giugno a Varese resta in piedi come tutte le altre iniziative di lotta: «Non si firma nulla senza il coinvolgimento di tutti, e di tutti i lavoratori. La chiusura degli stabilimenti di None e Carinaro va rigettata. Vedo la necessità di non lasciare all’azienda la possibilità di trattare direttamente territorialmente. Non voglio situazioni di separazione tra gli stabilimenti». La Whirlpool fa sapere che c’è ancora tempo per aderire all’incontro di Firenze, fissato in assenza di nuove convocazioni al Mise. Il sottosegretario al lavoro, Teresa Bellanova, replica: «Auspichiamo che l’azienda riveda la sua posizione. E in modo determinato».

Gli operai di Carinaro, dopo un mese di lotte, hanno scritto al pontefice «perché ci dia una mano». Matteo Renzi li ha ricevuti due volte, prima a Pompei e poi a Salerno, da ‘telefono io agli americani’ siamo passati al piano B: vanno via gli elettrodomestici per fare posto a una nuova produzione di non si sa cosa. Idea respinta al mittente. Silvio Berlusconi si è offerto di fare da mediatore per una rivendita del marchio ai cinesi. Gli Usa, nel frattempo, vanno avanti con il loro piano.