La multinazionale di elettrodomestici Whirpool Emea non ha aspettato l’insediamento al ministero dello sviluppo economico di Stefano Patuanelli (Cinque Stelle), in sostituzione di Luigi Di Maio ora agli Esteri, e ha convocato i sindacati a Roma lunedì 16 settembre alle 10.30 per «condividere importanti aggiornamenti».

La convocazione ha allarmato i sindacati ai quali la fretta dell’azienda non dice nulla di buono. Fim, Fiom e Uilm denunciano il rischio dei 410 dipendenti della sede di Napoli e hanno ribadito al neo-ministro di ripristinare «urgentemente» il tavolo Whirlpool, prima che «sia troppo tardi e che la multinazionale assuma scelte unilaterali». La rovinosa crisi del governo Legastellato, ha sospeso la vertenza, insieme alle altre 159 che il ministero sta seguendo.

Al «Conte Due» i sindacati chiedono di non defilarsi «in una vertenza così importante in cui le scelte delle istituzioni nel bene o nel male sono evidentemente determinanti». L’impressione delle parti sociali è che Whirlpool voglia approfittare per forzare la mano e imporre la dismissione della fabbrica partenopea di lavatrici. «Il protrarsi della inerzia da parte del ministero sarebbe imperdonabile e probabilmente avrebbe esiti irreparabili». In realtà anche l’annuncio di Whirlpool parte da questa stessa motivazione.

La decisione di convocare i sindacati senza aspettare che lo faccia prima Patuanelli è stata dettata dal fatto che è passato più di un mese dall’ultimo incontro . E ora l’azienda vuole «dare al più presto un futuro sostenibile ai lavoratori». In ballo è il contenuto del «decreto imprese», finalmente pubblicato in gazzetta ufficiale, dopo settimane di incertezze dovute sia alla forma in cui è stato approvato dall’ineffabile «Conte Uno» il 6 agosto – il «salvo intese», sia dalla crisi successiva che ha ritardato la sua pubblicazione. Il decreto ha stanziato aiuti per quasi 17 milioni di euro in cambio del salvataggio del sito napoletano.

Whirlpool ritiene la cifra insufficiente. E dunque il destino dello stabilimento di Napoli resta a rischio. «L’azienda ha confermato la volontà di dismettere e cedere il sito di Napoli per una riconversione pericolosa», ha detto il segretario generale della Cgil Campania Nicola Ricci che ha definito «irresponsabili e gravi» le dichiarazioni dell’azienda.