L’instancabile lotta degli operai Whirlpool di Napoli produce il primo risultato fattivo e apre alla possibilità di una industrializzazione, per ora tutta da capire e valutare.
Il primo risultato di tre anni di lotta è il blocco delle lettere di licenziamento che la multinazionale avrebbe fatto partire il 29. I lavoratori saliti per l’ennesima volta a Roma per l’ennesimo tavolo al Mise ha potuto finalmente festeggiare una buona notizia: su pressione del governo – finalmente presente (per la prima volta) con il ministro Giorgetti e grazie al lavoro della viceministra Alessandra Todde – l’azienda ha concesso una proroga al 15 ottobre.

Tre settimane che serviranno ai sindacati per capire la reale portata del piano di re-industrializzazione ieri solamente abbozzato. Messe da parte le soluzioni eccentriche di frigoriferi svizzeri Prs due anni fa o della vicina gigafactory di batterie al litio della Seri di aprile, la viceministra Todde ha preparato il piano che prevede un consorzio di cinque aziende disposte a rilevare lo stabilimento di via Argine per vari progetti di mobilità sostenibile.

Ieri al tavolo con i sindacati c’era un rappresentante di questo consorzio. Ma già il fatto che il nome delle cinque aziende non sia stato reso pubblico, fa capire come il progetto sia quanto meno ancora in embrione. La motivazione del riserbo – «sono tutte aziende quotate in Borsa» – è risibile e non convince i sindacati.
Che infatti rimangono più che guardinghi. «Noi rimaniamo fermi nella nostra posizione – commenta il segretario della Fiom di Napoli Rosario Rappa – siamo disponibili a discutere di una reindustrializzazione solo se porterà condizioni uguali o migliori rispetto a Whirlpool. Diversamente continuiamo a chiedere che l’azienda mantenga la produzione di lavatrici, visto che la domanda mondiale è in aumento».

I sindacati nel frattempo hanno una nuova arma. Sull’esempio dei compagni di Gkn, i confederali unitariamente (Fim, Fiom, Uilm) hanno presentato al tribunale di Napoli un ricorso d’urgenza per comportamento antisindacale contro Whirlpool per il mancato rispetto della procedura di licenziamento.
Nel frattempo è già stato convocato un nuovo tavolo per il 28 al Mise nel quale il «consorzio» dovrà palesarsi e spiegare meglio il suo progetto. Ieri si è parlato di «87 milioni di investimento con un primo progetto di una grande impresa del settore automotive- ferrotranviario per produzione e assemblaggio di sedili per automotive, fuel cell per la mobilità, innovazione tecnologica delle piccole imprese nella filiera della mobilità, erogazione di servizi di ingegneria per la mobilità, un centro di eccelenza per il testing dei materiali». Insomma, di tutto e di più.

«Il risultato ottenuto al tavolo è merito di un lungo lavoro di mediazione tra le parti e con Invitalia (che potrebbe entrare nel capitale, ndr), il 28 continueremo il confronto per il rilancio dello stabilimento», commenta Todde.
Da chiarire soprattutto c’è il ruolo di Whirlpool nel cedere lo stabilimento e incentivare i lavoratori – ora ridotti a 330 – più vicini alla pensione, senza dimenticare l’indotto.

«Dobbiamo utilizzare il tempo a disposizione per analizzare la soluzione proposta dal governo a partire dalla piena e duratura occupazione per tutti i 330 dipendenti di Napoli – dichiarano in una nota unitaria i segretari nazionali Massimiliano Nobis (Fim), Barbara Tibaldi (Fiom), Gianluca Ficco (Uilm) – . Il piano deve essere dettagliato, a cominciare da nomi, tempi e condizioni economiche e normative. Al contempo Whirlpool si assuma la responsabilità delle proprie azioni, supportando il progetto e i lavoratori con atti concreti».