È la vertenza più lunga e dolorosa. Con i 450 lavoratori di Napoli che continuano a lottare e a non rassegnarsi alla chiusura della loro fabbrica, decisa dalla Whirlpool senza un logico motivo.
Ieri se ne è avuta ulteriore dimostrazione nel tavolo convocato al Mise. Gli ottimisti si aspettavano una proposta di reindustrializzazione da parte del governo. I realisti invece non nutrivano aspettative e sapevano di doversi ancora una volta scontrare con i dirigenti Whirlpool. E così è stato.
Il vicepresidente Whirlpool Emea Luigi La Morgia – ex direttore dello stabilimento di Napoli – ha incendiato le polveri annunciando la «procedura di licenziamento dal primo aprile e la richiesta di cassa integrazione Covid dal primo gennaio».
Stante il blocco dei licenziamenti fino a fine marzo, la richiesta di ammortizzatori non è stata accettata nemmeno dal governo. «Essendoci il blocco fino alla fine di marzo, Whirlpool non può licenziare. Se non ci sarà l’accesso agli ammortizzatori è chiaro che la multinazionale dovrà assumersi le proprie responsabilità: i lavoratori non possono essere lasciati senza copertura – ha afferma al tavolo la sottosegretaria Alessandra Todde (M5s) – Gli operai sono a libro paga dell’azienda e il gruppo non può tirarsi indietro. Sono disponibile a riconvocare il tavolo prima della fine dell’anno se oggi non verrà fuori una linea chiara». Per questo un nuovo appuntamento è stato convocato per il 28 dicembre.
Quanto al futuro Whirlpool ha tranquillizzato sugli investimenti in tutti gli altri stabilimenti italiani. La Morgia ha dichiarato di aver investito nel biennio 2019-2020 160 milioni di euro e che altri ne investirà il prossimo anno in modo da restare in linea con il piano industriale. Inoltre prevede una produzione stabile o in crescita nei primi sei mesi del 2021 negli stabilimenti italiani.
Dove infatti si va avanti con sabati lavorativi con domanda di elettrodomestici in aumento.
Per tutte queste ragioni la posizione della Fiom è stata molto dura. «La lotta andrà avanti -. annunciano la segretaria nazionale Barbara Tibaldi e il segretario di Napoli Rosario Rappa – . Quanto proposto dalla multinazionale è per noi inaccettabile, chiediamo un approfondimento sulla legittimità di questa richiesta. L’accordo del 25 ottobre del 2018 è tuttora in vigore e prevede che non si possono aprire procedure di licenziamento. L’incontro di oggi non è servito a sciogliere nessuno dei due nodi: chiarire la posizione della Whirlpool sul rispetto del piano industriale, garantendo il riavvio della produzione di lavatrici a Napoli con il conseguente pagamento dei salari pieni ai lavoratori. Le iniziative di lotta nello stabilimento di via Argine continueranno e si intensificheranno già a partire dall’assemblea di domani (oggi, ndr) in cui valuteremo ulteriori mobilitazioni da intraprendere».
Quanto alla possibile reindustrializzazione, il governo per ora non mostra le carte: «Abbiamo ricevuto in questi mesi moltissime dichiarazioni d’interesse – spiega la sottosegretaria Todde – ma noi vogliamo prima avere chiarezza di ciò che vuole fare l’azienda e poi presenteremo il nostro progetto. Non soffriamo di “annuncite” e un governo serio, come il nostro, lavora silente e a testa bassa per presentare un un piano che mantenga a Napoli l’attività produttiva e chiaramente il perimetro occupazionale. Questo percorso noi lo porteremo avanti, con o senza Whirlpool», conclude.