Sul comico non se ne sa mai abbastanza. Su quella particolare eccezione che è lo humour inglese fiorito per secoli nelle commedie e nella narrativa, è difficile afferrare in italiano la qualità lieve, volatile delle sottili strategie originarie. Spiegare quel gioco, smontarlo nelle sue componenti, classificarle, provarne le giunture significa amputare quell’animato, irreale e seducente oggetto. Prima di tutto occorre diffidare della «rauca trombazza», di gaddiana memoria, di certo italiano scritto e parlato che è la principiale insidia del traduttore, come avverte Mariarosa Bricchi nella sua salvifica guida tra gli smarrimenti della grammatica e del senso (La lingua è un’orchestra, il Saggiatore). Più facile per noi partecipare del riso rabelesiano – quel riso «sonoro e rotondo», il riso in O secondo l’esperto Malerba ( vedi «Alias D» dello scorso 3 giugno) –, che regola il gioco ben temperato dell’amatissimo Pickwick di Dickens. Alla sua ombra è stato poi generato un vispo rampollo, Mr Polly, che H. G. Wells, riconosciuto padre della fantascienza, quasi clandestinamente nell’ultima parte della vita diede alle stampe. Era il 1910, undici anni dopo il capolavoro del genere, Tre uomini in una barca di Jerome K. Jerome e dieci dal suo acclamato seguito, Tre uomini a zonzo.
The History of Mr Polly è stato ora tradotto in risonante italiano da Andrea Asioli, con un diverso titolo – Storia di un uomo che digeriva male (Einaudi «Letture», pp. 262, € 20,00) – e la complice introduzione di Marco Rossari,valoroso traduttore delle mille pagine del Circolo Pickwick, che sguscia da una composta veste editoriale per divagare in «trentadue piccoli poemi eroicomici su Mr Polly» (piccoli poemi eroicomici, perché?). I trentadue concitati frammenti indicano le singolari attrattive di questo racconto poliedrico: umoristico, misogino, satirico, bucolico, quasi russo … «Un libro pieno di grazia, scritto per grazia ricevuta … percorso da paronomasie, calembour, giochi, crasi, storture, malapropismi».
La signora Malapropism era stata inventata da Sheridan per il divertimento di un pubblico di fine Settecento, ma ha poi fatto per suo conto molta strada, e da vuoti di memoria provocati dalla menopausa i suoi malapropismi saranno causati invece da una fantasia linguistica esuberante, come accade a Mr Polly e ai tre adorabili amici PPP. Qualche esempio irresistibile: «‘Alsterco incandescente’ disse Polly … ‘Intende dire che è irasibile?’ domandò il presidente del tribunale». E a valanga: «Polposi capponici» per un tipo di prelato medievale (Mr Polly ama il gotico, ovviamente il gotico inglese), «urnette cincinerarie», «epitaffiosa angelosità» per un cimitero vittoriano, «gloglottanti del macabro», «starnazzanti cervelli di gallina» a un funerale. In bicicletta Mr Polly sperimenta delle «girovagazioni esploramentali», una «litigiosa battibeccazione» con un passante che ha investito e un «bla bla bla infuriatante». Non dimentichiamo «Sboccaccio» per il nostro Boccaccio e «rockcokyo» per rococò. Durante il matrimonio, in cui Mr Polly si trova intrappolato dalla sua stessa inerzia, il dialogo fra i due sposi e il celebrante è in una lingua straordinaria, quale potrebbe essere raccolta da un sordastro seduto sotto un rimbombante organo: «‘Lamerai, conftrai, onrai e prgrài in salute e malattia? … Di’: lo voglio’ Mr Polly s’inumidì le labbra. ‘Lo voglio?’, disse afono». Se Wells avesse ceduto a Mr Polly il compito di raccontare la sua storia , ne sarebbe uscita una caleidoscopica performance alla Bergonzoni, così brillante da stendere il nostro contemporaneo su quel tavolo che lo sostiene nei suoi voli di «entità diafalosa».
L’elegante e bizzoso commerciante di Fisbourne St., Mr Polly a trentacinque anni, grassottello, giallognolo, male ammogliato, con ripetuti reflussi gastrici, ancora cede alla sua unica tentazione: «leggeva ancora libri, – libri che narravano di gloriosi luoghi lontani e di gloriosi tempi, che stillavano dalla vita ricchi umori e racchiudevano la delizia di parole originalmente ed espressivamente assemblate. Ma, ahimé, libri così sono diventati merce rara …». Mr Polly ci sta precipitando nel comico di situazione che permette di rovesciare l’intreccio, indebolire il rapporto di causalità, e mutarne il senso. Infatti Mr Polly ha un piano e lo mette destramente in atto: dà fuoco alla casa e si ripromette di tagliarsi la gola. L’incendio divora tutta Fishbourne Str., ma lui si salva e se ne va. Ormai ha chiuso con quel mondo e con quell’ometto ridicolo. Si perde a piedi nella meravigliosa campagna inglese: dorme all’addiaccio, si ferma quando è ben accolto da una dolce e grassa locandiera. Sconfitto fortunosamente il malefico rivale, vivrà per sempre con lei nel paradisiaco Potwell Inn. Al calar della sera, sul fiume scintillante fluttua un cigno e si ode solo il gorgoglio dell’acqua attorno al barchino . «Era come se tutto stesse al riparo dentro una gigantesca sfera di cristallo calda e carezzevole. Tutto era protetto e ovattato e placido come un bambino che deve ancora nascere. Era una sera piena di pace e serafica tranquillità».
Dietro a quel teatrino di ombre, Wells viveva le sue grigie giornate di commesso, ben consapevole che il sistema politico e sociale inglese era in preda a acute lotte intestine,– la gastrite di Mr Polly che furoreggiava dentro e fuori di lui. Era iniziato il Novecento, un secolo che ancora sognava il mondo rurale, ma a quello industriale in pieno sviluppo doveva pagare il dovuto.